Dopo il ko interno col Borussia Dortmund, il Milan di Stefano Pioli è ormai ad un passo dall’eliminazione dalla Champions League. Servirà una vittoria in casa del Newcastle e la contemporanea sconfitta del PSG contro il Dortmund. La formazione rossonera è nel momento più negativo della gestione del tecnico di Parma, esclusi i primi mesi prima del lockdown. Il lungo periodo di negativo è stato interrotto solo dalle illusorie vittorie casalinghe contro PSG e Fiorentina, quest’ultima peraltro arrivata nonostante una prestazione insufficiente. Situazione che pone un interrogativo ingombrante in casa Milan, si può andare avanti con Stefano Pioli?
NON È PIÙ IL “MILAN DI PIOLI”
La sensazione, vedendo le gare dei rossoneri, e anche le ultime parole del Presidente Scaroni è che il Milan sia sempre più lontano da Pioli. Il tecnico non sta trovando soluzioni ad una lunga crisi di risultati, mantenendosi per il momento in linea di galleggiamento in Serie A. Tuttavia, questa crisi ha portato inevitabilmente alla quasi uscita dalla Champions League. Un conto salato da pagare per il Milan che programma la sua crescita di stagione in stagione anche e soprattutto coi ricavi della massima competizione europea.
Quello che era il “Milan di Pioli” sembra essere scomparso. E non è solo un questione relativa ai tanti acquisti del mercato estivo. Pioli ha ritrovato la “sua squadra” solo a tratti. Il Milan di “Pioli”, del “piolismo”, di “Pioli is on fire” quello che ha ritrovato la Champions nel 2020/21 e vinto lo scudetto 2021/22 si è perso nelle nebbie.
Forse certe valutazione avrebbero dovuto farle in estate i dirigenti rossoneri, quando il Diavolo è arrivato quarto solamente per via della penalizzazione della Juventus. Ma i risultati in campionato sono stati offuscati da una bellissima corsa Champions. I ragionamenti, poi, potrebbero anche aver subito un freno implicito per via del lungo rinnovo firmato con Maldini e Massara all’inizio della passata stagione.
EMERGENZA INFORTUNI
Tra le colpe attribuibili a Pioli anche la questione relativa agli infortuni. Ieri, il Milan ha subito l’ennesimo ko stagionale: il 25° della stagione. Questa volta è capitato a Malick Thiaw. Il tedesco era rimasto uno dei pochi della rosa a non aver subito ancora un infortunio ed era una sicurezza della difesa rossonera. Il problema fisico è serio, in attesa degli esami definitivi, la sensazione è che l’ex Schalke 04 non sarà in campo almeno fino a fine 2023. L’emergenza infortuni già piuttosto grave in difesa, da ieri è diventata “drammatica”. Pioli è ricorso all’adattamento di Rade Krunic al centro della difesa e, a meno di un recupero inatteso di Kjaer, anche sabato sera col Frosinone, il mister dovrà ricorrere alle soluzioni d’emergenza.
Ma se si allarga lo sguardo, il problema è ben più grave. Non siamo ancora a dicembre e il Milan ha subito 18 infortuni di carattere muscolare. Un’enormità che non ha quasi mai permesso a Pioli di avere l’intera rosa a disposizione. Anche l’attesa per il primo gol di Chukwueze, arrivato ieri a fine novembre, è dovuta anche al fatto che il nigeriano è stato fuori per diverse settimane. Insomma, una situazione molto problematica per cui molti tifosi puntano il dito contro il capo dei preparatori Matteo Osti, da sempre al fianco di Pioli.
CAPOLINEA PIOLI-MILAN
Nonostante il rilancio col grande mercato improntato sull’idea del tecnico di passare dal 4-2-3-1 al 4-3-3, la sensazione è che il ciclo di Stefano Pioli al Milan sia terminato. Un rapporto logoro, non per questioni caratteriali o di cattivi rapporti nello spogliatoio, ma proprio un legame consumato dal tempo. Pioli non sembra avere più niente da dare al Milan, anzi il trascinarsi avanti stancamente sembra esaurire sia il tecnico che la squadra, mai in grado di dare una risposta che non sia d’orgoglio o di nervi alle situazioni di difficoltà.
È il momento di cambiare? Forse sì. Ma come? Di allenatori liberi, al momento, ce ne sono ben pochi in giro. E tra quei pochi le prime scelte sono molto poche. Ecco perché non è da escludere una soluzione ponte fino a fine stagione. Ma anche in quest’ultima opzione esiste il problema dei nomi disponibili.