Milan, una scala a Pioli (di problemi).
Bivio Taremi. La volpe De Sanctis e l’uva Soulé
Stefano Pioli ha dato un considerevole contributo al cammino recente del Milan, ma commette errori importanti che vanno segnalati. La scorsa stagione sarebbe finita senza qualificazione in Champions se non avessero tolto i punti alla Juve. Certo, proprio nella manifestazione europea più importante per club è andato fino alla semfinale, ma sarebbe stato meglio uscire ai quarti per evitare di essere preso a ceffoni in quel modo dall’Inter. Il mercato estivo è stato ritagliato su misura, in linea di massima rispettando le richieste dell’allenatore. E anche sulla tempistica c’è poco da dire: i nuovi sono arrivati in tempo, sono costati tanti soldi, per permettere di lavorare sulla “chimica di squadra” con quel minimo di tempi necessario per non essere con l’acqua alla gola. È giusto che Pioli mediti sull’ultima settimana, lasciando perdere i cinque ceffoni rimediati dall’Inter in campionato. Dall’ultima settimana: la sconfitta troppo ingenua contro la Juve, la scampagnata a Parigi che lui ha sintetizzato con un primo tempo di “ottimo livello” (bugia), le pesanti osservazioni di Calabria (il capitano), Giroud che non accetta la sostituzione, si isola in campo per meditare e sbollire, Leao che chiede spiegazioni, i cambi inadeguati (Pulisic fuori per precauzione? Tutti tranne Romero al suo posto, l’argentino non è ancora pronto, non si sostituisce sempre ruolo per ruolo, l’allenatore deve avere fantasia a tutela della squadra). Ecco, l’ultima settimana in più episodi ha visto la bilancia pendere nettamente a sfavore dell’allenatore, una scala a Pioli (di problemi): in campo e fuori, è un’aggravante. E tutti quegli infortuni, non possono essere figli del caso.
La storia di Taremi è molto semplice, un bivio. E non potrebbe essere diversamente quando sei a pochi mesi dalla scadenza del contratto. Il Milan avrebbe voluto prenderlo la scorsa estate, ma il Porto ha alzato il muro, Taremi non ha forzato la mano ed è rimasto dov’è. L’Inter ci aveva pensato prima del Milan e ci sono stati contatti anche poche settimane fa. Taremi vorrebbe a gennaio, gli piacerebbe il nerazzurro, ma l’Inter nella sessione invernale non vuole spostare una virgola tra i quattro attaccanti. E la situazione cambierebbe soltanto se ci fosse qualche contrattempo, altrimenti l’assortimento offensivo va bene così fino alla prossima estate. All’Inter piacerebbe Taremi, ma dal primo luglio. E quindi adesso la palla passa a lui, deve decidere cosa vuole fare da grande: se rinviare un nuovo matrimonio oppure se procedere tra pochi mesi, valutando le varie proposte (non soltanto dalla Serie A) con l’avallo del Porto. L’Inter lo apprezza molto, ma soltanto a determinate condizioni e a patto di lungo parcheggio dell’iraniano in sala d’attesa. Della serie: a gennaio gli equilibri non si toccano, a maggior ragione se i meccanismi funzionano perfettamente.
Certe volte bisognerebbe chiedere scusa e basta per gli errori commessi. La Salernitana ultima con soli 4 punti non era un’esclusiva colpa di Paulo Sousa (regolarmente esonerato) per dare a Pippo Inzaghi (non abituato a salire in corsa, a maggior ragione sul treno della Serie A) il fardello di una rimonta sempre più complicata. La Salernitana ultima in classifica con soli 4 punti è la sintesi di una deludente sessione estiva (avevamo dato un sei stiracchiato, siamo stati troppo buoni…) e l’assenza di un direttore sportivo all’altezza della situazione. Oggi sono tutti direttori sportivi, bisogna poi capire chi lo è per davvero. Le parole di Iervolino con indiretto (non tanto indiretto) destinatario Morgan De Sanctis hanno fatto rumore ma non possono farlo più di una classifica così brutta. E gli errori commessi sono stati enormi, con qualche copertura giornalistica di chi lo se lo tiene buono per grazia e notizie ricevute. Quanti errori ha commesso De Sanctis? Talmente tanti che non basterebbero tre editoriali. Ne citiamo uno? Il pacco di soldi speso per difensori centrali tra acquisizione e riscatto, una roba che neanche il Real Madrid – è un paradosso – investe quelle somme. Un direttore sportivo deve essere bravo sul mercato e nella gestione, se buca entrambe le cose non è pronto. E poi deve essere modesto: qualche mese fa chiesero a De Sanctis per quale motivo la Salernitana non avesse preso Matias Soulé? Lui ha risposto così: “Non è arrivato alla Salernitana perché non serviva” in una domanda allargata a Barrenechea e Kaio Jorge. Effettivamente, non serviva: la volpe De Sanctis e l’uva Soulé. Sipario.