Una delle leghe professionistiche più ramificate nel mondo ha assunto un’altra splendida iniziativa: studenti in delirio
C’era una volta il lontano mondo del basket d’Oltreoceano. C’era una volta il mito degli atleti americani, visti come qualcosa di irraggiungibile, di distante, come un’entità non contaminabile dal vecchio mondo della pallacanestro europea. Peccato, per quelli che una volta propugnavano il mantenimento dello status quo anche nel dialogo interculturale dello sport, che c’è stato un certo Michael Jordan. Che ha totalmente rivoluzionato il modo in cui l’NBA si è posta nel mondo, diventando un vero fenomeno globale.
Grazie alla lungimiranza dello storico Commissioner David Stern, il Dream Team – quello che alle Olimpiadi di Barcellona 1992 divenne un’attrazione forse maggiore degli stessi Giochi Olimpici – aprì delle nuove frontiere. Per sempre. Il basket americano divenne da quel momento accessibile ad un numero sempre crescente di persone nel mondo. Veicolato, anche nei suoi contenuti culturali, con sempre maggior frequenza e attraverso disparati canali, oggi quell’Oceano che ci divide dagli Stati Uniti appare sempre più piccolo. Sia come distanza geografica che come diversità di approcci socio-culturali.
Ora che l’NBA fa praticamente parte della vita quotidiana di milioni di italiani ed europei, è giunto il momento di restituire qualcosa. Di insegnare loro delle tecniche, delle abilità, delle conoscenze, sulle quali forse il Vecchio Continente, e nello specifico l’Italia, ancora primeggia. In questo senso può e deve essere inquadrata l’iniziativa della prestigiosa Università Bocconi di Milano.
Le stelle NBA alla ‘Bocconi’: il progetto è già un successo
Lo storico Ateneo lombardo ospiterà infatti 17 stelle NBA che saranno a lezione alla SDA Bocconi School of Management nell’àmbito del programma ‘One Court‘ creato dal sindacato giocatori della Lega professionistica americana (Nbpa). Il progetto è pensato per tutti quegli atleti che vogliono inserirsi in particolare nel mondo del fashion del tech, imparando da fondatori e dirigenti di marchi di lusso globali. La sinergia tra gli esperti del settore e i giocatori coinvolti durerà tre giorni e sarà una sorta di mini corso su come fare carriera dopo il basket.
Resta, ancora per poche ore, top secret la lista delle stelle NBA coinvolte nell’iniziativa, che ha già mandato in fibrillazione gli studenti dell’Università italiana. Per ora il solo Jarred Vanderbilt, giocatore diventato Laker dalla trade post- All Star Game, si è esposto, rendendo pubblica la sua inclusione nel progetto.
“Sono qui perché amo molto la moda – ha spiegato ai microfoni dell’ANSA il giocatore, compagno di un certo LeBron James (uno che già si è costruito, senza bisogno di ‘consigli’, un vero e proprio impero)- e voglio studiare per aprire in futuro un brand tutto mio“, ha concluso.