Le difficoltà di Mick Schumacher sono notte a tutti: dalla bocciatura alla Haas fino all’interlocutorio ruolo di pilota di riserva Mercedes
La carriera in Formula di Mick Schumacher, il figlio del grande Michael, non è stata così rosea come si poteva immaginare. Il tedesco è ancora giovane, ma fino ad ora ha fatto fatica ad imporsi, registrando perfino un passo indietro.
Entrato nel circus come pilota della Haas, ha chiuso la sua esperienza nel team americano dopo due stagioni. La successiva peggiore della prima: tanti incidenti e poche note liete, fino all’uscita dal team per fine contratto. Mick non ha trovato squadra, e a quanto pare la sola proposta concreta è stata quella della Mercedes, che lo ha voluto come pilota di riserva e “collaudatore”, ossia uno dei piloti preposti allo sviluppo della macchina.
Sicuramente non quello che Schumacher jr si aspettava, e c’è anche chi pensa che nella chiamata della Mercedes ci sia stata una componente di profonda riconoscenza per il padre Michael, che ha contribuito largamente allo sviluppo dell’auto che ha poi vinto molteplici campionati del mondo. Del resto, coloro che hanno portato il nome “Schumacher” ma non quello di Michael hanno sempre fatto fatica nel mondo della Formula 1.
Ralf Schumacher è furibondo e difende il nipote Mick
Proprio quando il grande campione era in attività, in pista rivaleggiava col fratello Ralf. Anche se non era un fenomeno, il piccolo di casa Schumacher se la cavava bene, soprattutto con la Williams, facendo una carriera comunque dignitosa. E proprio lo zio vuole difendere il giovane Mick, che da quando è finito a fare le riserva in Mercedes sembra essere decisamente uscito di scena. “E’ un peccato che le cose siano andate in questo modo – ha detto il tedesco – non si tratta così un giovane pilota”. Queste le amare parole del fratello del campione a F1-Insider.
“Tutti sanno che il mondo della Formula 1 è caratterizzato da moltissima pressione, ma stavolta nei confronti di Mick è stata troppa. Penso che Michael fosse stato con noi Steiner si sarebbe comportato diversamente. La sola presenza di mio fratello sarebbe bastata a far andare le cose diversamente”. Una forte stoccata al patron della Haas, che appunto ha voluto congedare il giovane tedesco al termine del primo ciclo contrattuale, durato due anni. Poi la chiusura ancora a difendere il nipote: “Fa parte della mia famiglia, e quando qualcuno tratta male un mio familiare a me non piace”.