Ferrari, la durissima mazzata dal regolamento: è davvero finita! La F1-75 non può tenere il passo della RB19, gioiello della Red Bull
Per la Rossa è stato difficile poter competere con gli sviluppi del team anglo-austriaco. Il motivo è strettamente legato anche ad un cambio regolamentare in corsa che non le ha giovato.
E’ stato decisamente un Mondale a due velocità quello della Ferrari in Formula 1. L’inizio della stagione era stata piuttosto incoraggiante, con la doppietta in Bahrain, il secondo posto di Leclerc in Arabia Saudita e un’altra doppietta in Australia. Un primo posto nelle due graduatorie, piloti e costruttori, sembravano essere il prologo di un anno ricco di successi e soddisfazioni. Alla fine però, il bottino complessivo recita solo 4 affermazioni per la Rossa (3 Leclerc, 1 Sainz) e un distacco abissale dalla Red Bull. La F1-75 è apparsa subito velocissima nei test pre-stagionali, a livello se non meglio della RB19. Lo sviluppo delle monoposto è altrettanto importante della nascita e così il passare dei mesi ha creato un gap difficilissimo da chiudere. Il discorso budget cap non dovrebbe aver inciso più di tanto, visto che i costi sforati sono riferiti al 2021 (per sapere quelli del 2022 bisognerà attendere il prossimo anno). Cosa ha inciso quindi così tanto dal punto di vista tecnico?
Ferrari, l’ennesima sconfitta politica: la TD39 ha cambiato il Mondiale
La risposta è piuttosto chiara ed è legata al cambio regolamentare stabilito dalla FIA. Il porpoising ha contraddistinto queste nuove monoposto fin dai primi vagiti. Quello che ha cambiato le carte in regola è però la famosa Direttiva TD39, che modifica le altezze da terra e impoverisce il carico aerodinamico. E’ inutile negare come la Ferrari sia la scuderia che più abbia pagato questo cambio regolamentare. Il fondo della F1-75 aveva bisogno di determinate altezza per operare al meglio e dover rialzare la monoposto ha rimescolato le carte. Per questo dall’Ungheria in poi si è assistito ad un brusco passo indietro dal punto di vista prestazionale. La Mercedes (prima sostenitrice della TD39) ha accorciato il proprio gap e si è addirittura ritrovata come seconda forza in diversi Gran Premi. Al di là delle dichiarazioni di facciata da parte di Mattia Binotto, questa direttiva tecnica è andata a discapito della Rossa. Una sconfitta politica che ha condizionato questo campionato.
Red Bull avvantaggiata dal regolamento, al pari della Mercedes: prospettive per il 2023
Quello che ha infastidito i vertici di Maranello, oltre a tutti i tifosi, è il fatto che le regole siano state modificate in corsa, ancora una volta. Mentre per l’ala anteriore e le pance della Mercedes, il DRS e il fondo della Red Bull si è deciso di non intervenire, sull’aspetto delle altezze da terra anti-porpoising la Federazione è stata irremovibile. L’unico vero punto di forza della F1-75 è stato quindi sgretolato. Il minor down force ha contribuito a far scivolare maggiormente le gomme, creando di conseguenza una maggiore usura. Ecco quindi che la Ferrari si è ritrovata ad avere un passo gara costantemente più lento dei competitor, con un surriscaldamento che richiede sempre delle soste anticipate. Tutto questo è coinciso con il Gran Premio di Ungheria, quando la TD39 venne ufficiosamente introdotta (da SPA divenne effettiva ma già a Budapest tutti si erano adeguati). Una corrispondenza di causa ed effetto che va analizzata e “combattuta” in vista del 2023. Lo sviluppo delle monoposto del prossimo anno è già a buon punto e la speranza del Cavallino è di aver trovato la soluzione. La cosa fondamentale è che non cambino ancora le regole.