E’ un momento “storico” per il tennis che sta assistendo all’ascesa di un atleta molto promettente come Carlos Alcaraz. L’ambizione al giovane spagnolo, di certo, non manca.
Un mese e mezzo indimenticabile per Carlos Alcaraz. Già ampiamente annunciata, l’ascesa del tennista spagnolo è cominciata a febbraio con la prima vittoria in un Atp 500, a Rio de Janeiro, in finale contro Schwartzmann. A marzo, poi, altri due grandi risultati con la semifinale di Indian Wells persa con Nadal e il trionfo a Miami, in finale contro Ruud.
A quasi 19 anni, l’allievo di Juan Carlos Ferrero ha già vinto almeno un torneo nelle varie categorie (250; 500 e Masters Mille) avvicinandosi alla top ten del ranking Atp, distante pochi punti. Un approdo, verosimilmente, solo rimandato quello di Alcaraz tra i migliori dieci della classifica.
Lo spagnolo ora è atteso dalla serie di tornei su terra battuta nei quali potrebbe essere più di un outsider. Montecarlo, Barcellona, Madrid e Roma precederanno il secondo Slam dell’anno ovvero il Roland Garros a Parigi, in programma tra il 22 maggio e il 5 giugno. Tutti appuntamenti ai quali Carlos si presenterà con ben altre ambizioni, rispetto a quelle di un anno fa quando a Madrid, Nadal gli ha rifilato un doppio 6-1. E’ cambiato tutto e lo stesso talento murciano non si nasconde.
Alcaraz, l’obiettivo è già importante
E’ consapevole dei propri mezzi Carlos. Emblematica una sua dichiarazione rilasciata dopo il trionfo a Miami che la dice tutta sui suoi obiettivi già a breve termine: “Non ho paura e lo dico, sono già pronto a vincere uno Slam quest’anno.”
I rivali, insomma, sono avvertiti. Del resto, non c’è da stupirsi. Il campo ha già emesso “verdetti” importanti. Alcaraz, nel 2022, ha già battuto qualche top ten (Berrettini, Tsitsipas, Norrie, Ruud) e ha sfiorato la vittoria con un Nadal, imbattuto fino alla finale di Indian Wells persa contro Fritz anche per il sopraggiungere di un infortunio alle costole.
Vedremo se nell’immediato futuro ci saranno altri “verdetti” importanti. La certezza, tuttavia, è che di Alcaraz sentiremo parlare a lungo. Miami è stato solo l’inizio.