Il giocatore ucraino dell’Atalanta con la moglie Roksana in prima linea per aiutare le popolazioni ucraine colpite dalla guerra
L’immagine di Aleksei Miranchuk, russo, che va ad abbracciare Ruslan Malinovskyi, ucraino, che solleva la sua maglia da gioco per mostrare la scritta “fermate la guerra” è stata una delle più pubblicate dai giornali internazionali dopo la vittoria della Dea al Pireo in Europa League.
Due amici, involontariamente testimoni di una situazione più grandi di loro.
Malinovskyi, solidarietà concreta
In queste giornate drammatiche Malinvoskyi, decisivo nella partita contro l’Olympiacos, tenuto a riposo contro la Sampdoria, si è impegnato in modo estremamente concreto per far conoscere il suo pensiero sulla guerra nel suo paese. Sotto lo sguardo di Miranchuk, uno dei suoi amici più cari. Che dopo il gol di lunedì sera ha dichiarato la sua vicinanza al compagno: “Gli sarò accanto in qualsiasi modo possa essere utile”.
Ruslan Malinovskyi, 28 anni, ha scelto di schierarsi non solo a parole. Ma in modo estremamente concreto. E a dargli una mano c’è sua moglie Roksana.
Solidarietà e affetto
É bastato un minimo tam tam sui social e i coniugi Malinovskyi hanno dato vita a una gara di solidarietà straordinaria. Un imprenditore di Curno ha svuotato un capannone, mettendolo a disposizione per raccogliere cibo, abiti, generi di prima necessità. Un altro imprenditore ha fornito a Roksana decine e decine di metri quadri di stoffa azzurra e gialla: i colori dell’Ucraina. La signora Malinovskyi li ha cuciti personalmente, aiutata da altre volontarie: le bandierine sono in vendita on line e serviranno a raccogliere fondi destinati ai profughi.
A Curno in poche ore è arrivato di tutto: l’associazione Zlaghoda sta raccogliendo donazioni generosissime che arrivano da tutta la provincia di Bergamo. Sugli scatoloni ci sono scritte simpatiche: Atalanta, Ruslan, Ucraina Mola Mia… non mollare, la stessa scritta che molti bergamaschi avevano fatto stampare sulle magliette durante la pandemia.
Roksana, 27 anni, racconta il dramma della sua famiglia. Che non sembra certo quella della moglie privilegiata di un calciatore famoso: “Siamo originari della Crimea, abbiamo perso la nostra casa. I miei genitori ora sono a Odessa e mio padre che ha 56 anni attende di essere chiamato alle armi. Abbiamo amici che vivono a Kiev e sono terrorizzati. Altri amici russi che non si rendono conto di quello che accade perché la loro televisione fornisce informazioni distorte. Fatichiamo a dormire, siamo preoccupati, ma facciamo tutto quello che possiamo. E ringraziamo la gente di Bergamo che in queste ore drammatiche si è dimostrata una vera famiglia per tutti noi”.