Mancano ormai solo 15 giorni all’inizio delle Olimpiadi invernali di Pechino e numerose delegazioni hanno già raggiunto la capitale cinese non senza qualche discussione
Controlli interminabili agli aeroporte, una serie infinita di check-in per qualsiasi cosa: albergo, strutture sportive dove allenarsi, persino la mensa dove mangiare.
Gli atleti che hanno già raggiunto Pechino per il grande appuntamento delle Olimpiadi invernali in programma dal 4 al 20 Febbraio, stanno affrontando tutta una serie di difficoltà logistiche non da poco.
Olimpiadi, c’è chi protesta
Al punto che numerosi atleti di alcune delegazioni avrebbero già presentato una protesta scritta al CIO, il comitato olimpico internazionale, lamentandosi dei pesantissimi controlli che sono costretti a subire all’interno ma soprattutto all’esterno del villaggio olimpico. I controlli non riguarderebbero soltanto i documenti e le dotazioni di sicurezza legati al contenimento della pandemia ma anche cosiddette “attività sociali”.
Proprio così come era accaduto per le Olimpiadi estive del 2008, Pechino guarda con estrema preoccupazione a quello che potrebbe essere il contraccolpo politico di atleti che, da tempo, hanno assunto una posizione critica nei confronti del governo cinese per questioni di carattere umanitario. Dalla pena di morte alla persecuzione di alcune minoranze virgola in particolare quella musulmana degli Uiguri nella regione dello Xinjang.
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“Evitare i commenti”
In queste ultime settimane, in particolare, pesa il caso della tennista Peng Shuai. La tennista al centro di una clamorosa indagine per molestie e abusi sessuali subiti da un alto funzionario del partito comunista cinese. La tennista, dopo la denuncia, è letteralmente sparita dalla circolazione e dalle competizioni. Un episodio che ha notevolmente messo in imbarazzo le autorità di Pechino.
Nel frattempo altri atleti hanno lamentato una forma di pressione piuttosto insistente da parte dei funzionari che sorvegliano ogni struttura sportiva e di allenamento.
Si parla anche di una nota scritta che sarebbe stata distribuita alle ambasciate dei vari paesi che si apprestano a prendere parte ai Giochi. Nota che dovrebbe essere diffusa tra tutti gli atleti che vengono invitati a “evitare qualsiasi comportamento o dichiarazione contraria allo spirito olimpico o che riguardi le leggi e i regolamenti cinesi”.
Un ammonimento che ai numerosi atleti che fanno parte di Human Rights Watch, e che hanno deciso di prendere parte ai giochi solo per testimoniare il livello di civiltà e di rispetto dei diritti dei giochi di Pechino, hanno subito contestato.