Il Texas Hold’em e l’Omaha hanno molte affinità. Innanzitutto, appartengono entrambi alla famiglia del community cards poker, dove i giocatori combinano le proprie carte coperte (hole cards) con quelle comuni disposte al centro del tavolo (board) al fine di realizzare la mano migliore. Sono inoltre le due tipologie di poker americano più diffuse al mondo. Il Texas Hold’em domina incontrastato ovunque, mentre l’Omaha è apprezzato soprattutto nel Nord America e in Europa.
Infine, i due giochi sono accumunati da una storia che li rende parenti prossimi. In un precedente articolo, abbiamo raccontato come il Texas Hold’em si sia diffuso negli Stati Uniti tra gli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso. L’Omaha, invece, è arrivato poco più tardi, come una sorta di derivazione del “poker texano”.
LA STORIA
Le origini dell’Omaha poker rimangono incerte. Bisogna affidarsi a racconti e fonti non esattamente ufficiali, che però convergono su due elementi. Il primo riguarda l’area geografica dove il gioco ha attecchito inizialmente: il Midwest degli Stati Uniti. Alcune fonti indicano in modo specifico Detroit, nel Michigan, come la possibile città d’origine.
Il secondo elemento si riferisce all’evoluzione delle regole dell’Omaha. Queste sarebbero il frutto della fusione di due varianti del Texas Hold’em. Una è il two by three: i giocatori ricevono cinque hole cards e ne devono usare due per chiudere il punto. In realtà, questo gioco esiste ancora. Si chiama Big O e lo si può trovare – anche se di rado – soprattutto nelle pokeroom del Regno Unito e della Francia.
L’altro “parente” si gioca con due hole cards, ma differisce dal il classico Texas Hold’em perché entrambe sono necessarie per formare la mano. Questo gioco, che rende più difficile chiudere punti alti come scala e colore), ha due nomi: Greek Hold’em e Omaha, la città più grande del Nebraska.
Non è chiaro se Omaha sia anche il luogo dove questa forma di TH è stata inventata, ma è molto probabile che la fusione tra two by three e Greek Hold’em/Omaha sia avvenuta Las Vegas (Nevada).
Secondo diverse fonti (si veda Storia del Poker di Franck Daninos), il merito spetta a Robert Turner, un giocatore professionista piuttosto noto tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Turner avrebbe ridotto il numero di hole cards a quattro, perché con 5 c’era un limite massimo di 8 partecipanti per tavolo, e proposto il gioco a William Boyd, grande campione di Five-Card Stud e in quel periodo direttore dei giochi al Golden Nugget Casino.
Boyd, da buon intenditore, ha intuito subito le potenzialità del nuovo gioco, ribattezzandolo Nugget Hold’em. Successivamente, ha preso il nome di Omaha Hold’em e infine è diventato l’Omaha che oggi conosciamo.