Ma da quella kermesse si possono ancora ricavare spunti interessanti, soprattutto per chi è interessato all’analisi delle giocate. Vi proponiamo quindi due mani, una giocata nel Super High Roller da €50.000 di buy-in, l’altra proveniente dal Main Event. Cominciamo dal SHR. L’azione si svolge all’inizio del Day2, precisamente durante il Livello 9, quando i bui sono 3.000/6.000 big blind ante 6.000.
Il professionista bulgaro Ognyan Dimov, vincitore di un braccialetto WSOP (2019), dell’EPT ME di Deauville (2015) e autore di tanti altri risultati a sei cifre, apre da under the gun per 15.000 chips. Gli risponde un’icona del poker internazionale, l’Irish-American Steve O’Dwyer che da bottone tribetta fino a 45.000. I bui foldano e l’azione torna a Dimov che chiama.
Il suo call fa scendere questo flop: 7♠6♣5♠. A questo punto, Dimov esce puntando 22.000. E’ una mossa un po’ strana e forse “old style”, visto che le donk bet al flop erano in voga una quindicina di anni fa, ma con il tempo i giocatori hanno preferito optare per il check-call o il check-raise quando vogliono proseguire l’azione.
Fatto sta che l’azione del bulgaro induce O’Dwyer al semplice call, nonostante sia l’aggressore e abbia il vantaggio della posizione. Va tenuto conto, però, che sul tavolo c’è un board molto connesso, e che invita alla prudenza e al pot control.
Il turn è una Q♠. Dimov prosegue con 65.000 chips, ottenendo un altro call da parte del suo avversario. Il river porta il J♠. Adesso ci sono quattro carte di picche in tavola. Dimov ne approfitta per mettere in mezzo 75.000 gettoni, facendo pensare a un colore chiuso. O’Dwyer ci ragiona sopra usando diversi time banks, ma alla fine chiama.
Lo showdown rivela un grande call. Dimov mostra infatti il bluff con A♦3♦, O’Dwyer gira invece K♥K♦, top pair, e incassa il pot.