C’è la sosta. C’è la Nazionale. Che barba, che noia avrebbero detto Sandra e Raimondo. Approfittiamone per fare due riflessioni scritte. Dopo qualche anno possiamo dire che le proprietà americane e i fondi, in Italia, non funzionino. Lo sapevamo e lo abbiamo sempre detto. C’è, alla base, un problema di cultura. Loro sono bravi a fare business. Sono bravi in altri sport, dove noi dobbiamo solo tacere ma il calcio è italiano. Gli italiani vivono e mangiano di calcio. Noi siamo poveri, non siamo sfruttare il marketing, non abbiamo le leggi per fare gli impianti, siamo pasticcioni e mezzi truffatori ma come sappiamo fare noi il calcio in pochi sono capaci nel mondo. Il vero problema è che non abbiamo una lira e allora abbiamo iniziato a prendere i dollari. I tempi di Berlusconi, Moratti, Sensi, Tanzi e Cragnotti sono finiti. La nostra industria è saltata per aria e i soldi sono finiti per poterli buttare nel calcio. Tutte le società, quasi, sarebbero tecnicamente fallite. Le teniamo in vita e speriamo negli americani. Loro mettono tanti soldi ma di calcio italiano non capiscono nulla. L’emblema è la Roma. Un disastro sotto tutti punti di vista. Non sanno gestire e non sanno fare una squadra. Peccato che parliamo della città della Capitale d’Italia. Nella stessa città c’è il classico imprenditore romano che con la metà della metà della metà dei soldi degli americani riesce a far funzionare tutto. Questione di capacità. Lotito alla Roma gli gira intorno 6 volte e non capiscono il motivo. Cardinale al Milan non ha compreso la società che sta gestendo e presto l’Inter rischia di fare la stessa fine se inizierà a non seguire più le direttive di Marotta. Già le prime mosse della rivoluzione appaiono sbagliate. De Laurentiis, a Napoli, ha vinto uno scudetto e lotta per il secondo. Da solo contro tutti. La Juventus non fa testo e l’Atalanta è l’unica che ha capito che i dollari ci servono ma gli americani devono far lavorare gli italiani. I risultati sono chiari. Ci sono anche i casi più assurdi nelle categorie inferiori. Vedete Tacopina che rischia di portare la Spal in D con conti disastrati. I casi sono molteplici ma ora abbiamo la risposta. Siamo stirati e ci servono i loro dollari ma quando vogliono comandare fanno i disastri. W il made in Italy. Basta Usa e getta ma, almeno, troviamo un nuovo modello di business per far tornare a vivere il calcio italiano. I diritti tv non sono eterni e da quando è morto Marco Bogarelli, l’uomo che faceva girare la giostra, i gettoni non bastano più per far divertire tutti.