Il fermo del campionato ci impone qualche riflessione su ciò che è stata la Serie A fino a questo momento. Ci sono sei squadre in due punti e questo può favorire lo spettacolo e l’interesse, anche se c’è una sostanziale differenza tra l’unica squadra a quota 26, il Napoli, e l’unica a 24, la Juventus: la squadra di Conte ha tenuto un buon ritmo negli scontri diretti (vincendo col Milan e strappando un pari in trasfera contro la Juve e l’Inter), quella di Thiago Motta invece ne ha persi sei contro le piccole rimediando solo un pari contro Empoli, Cagliari e Parma.
A quota 25 punti ci sono i campioni d’Italia dell’Inter, le sorprese (?) Fiorentina e Lazio e l’Atalanta reduce dal successo in Europa League. Sei squadre in corsa per il titolo non si vedevano dai tempi delle sette sorelle, ma il gruppone di testa potrebbe aumentare ancora con il ritorno del Milan, ora a 18 punti come il Bologna. Mentre la Roma si è affidata all’esperienza di Ranieri per tentare di cambiare rotta dopo l’inizio da dimenticare. Anche la corsa salvezza è un bel da fare: 4 punti tengono sulla corda otto squadre, e nessuno ha già mollato.
La classifica corta è garanzia di competitività, di omogeneità del prodotto e di qualità della proposta. Potrebbe essere un primo passo verso qualcosa di nuovo, di inedito e profondamente bello: a patto che le squadre italiane continuino la loro ascesa anche in campo europeo, pur avendo fatturati più modesti e decisamente lontani dai top club inglesi e non solo. L’Italia del calcio sta dando segnali di forza importanti, in questo momento di difficoltà economica. Trovando valide strade alternative con le idee di bravi allenatori e qualche dirigente affidabile.