Milan, la “solita” settimana di Fonseca: può pagare per tutti, ma manca un uomo forte. Inter pazza di Ricci

Partiamo dai fatti, dalle voci che si rincorrono e dalla delusione latente. Gli indizi sono molteplici, e non depongono in favore della fiducia che la società ha sempre manifestato sia in sedi pubbliche che private nei confronti di Paulo Fonseca. Un termometro affidabile lo fornisce la tormenta mediatica, tra statistiche e paragoni diretti, che ha investito il portoghese in maniera molto più violenta dei due gol subiti dal Napoli allenato da quell’allenatore che la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica a tinte rossonere avrebbe voluto seduto sulla panchina del Milan.
Le opinioni nel calcio cambiano radicalmente ed in tempi anche troppo ristretti, e 90 minuti sono un arco temporale più che sufficiente per far passare Rafa Leao da carnefice a vittima di un allenatore in oggettiva difficoltà dal punto di vista gestionale e dei risultati, al netto di dinamiche di gioco che stanno provando ad emergere.
E così arriviamo al paradosso: lo stesso allenatore supportato poco più di una settimana fa per la scelta di battere un Bruges in inferiorità numerica rinunciando a Leao, viene messo sulla graticola per avere reiterato nella stessa decisione contro il Napoli, proprio quando sembrava che il “pugno di ferro” inizialmente fosse la scelta migliore per la crescita e la presa di coscienza del calciatore più talentuoso di cui il Milan possa disporre.
La verità come spesso accade sta nel mezzo, ed allora se da una parte è evidente che privarsi del giocatore più forte contro l’avversario primo in classifica sia una scelta molto più che discutibile, dall’altro è oggettivo che le responsabilità non possano essere ascritte al solo allenatore. Perchè altrettanto contestabile è il rendimento di calciatori arrivati in estate, in un processo decisionale nel quale per stessa ammissione di Zlatan Ibrahimovic (“Non volevamo un allenatore manager”) il tecnico non c’entra niente. Ed allora la “faccia cattiva” di Pavlovic è la stessa che si schianta contro un Lukaku lanciato a rete in occasione del vantaggio del Napoli, così come Emerson Royal non sta facendo che confermare le perplessità che avevano contraddistinto l’investimento sostenuto per strapparlo ad un Tottenham quasi incredulo. Per non parlare del manico, dove il solo Fofana sembra avere le carte in regola per poter sostenere l’equilibrio al quale il tecnico aspira per poter tradurre sul campo le sue idee di gioco.
Fonseca si accosta quindi all’ennesima settimana decisiva per la sua permanenza ad ampio raggio sulla panchina del Milan, partendo da Monza, passando per il Bernabeu sino ad arrivare alla terza trasferta di fila contro il Cagliari. Poi c’è la sosta con la Juve in allegato e con la prospettiva di presentarsi di fonte a Thiago Motta con un look rinnovato se i risultati non dovessero essere consoni alle aspettative. Nulla di nuovo, la solita storia, che mette in evidenza come le mancanze non appartengano solo all’unico capro espiatorio chiamato a pagare per tutti, ma piuttosto palesano la mancanza di un uomo forte e di grande competenza tecnica e gestionale in ambito dirigenziale. Una mancanza alla quale un Milan che vuole tornare competitivo dovrà porre rimedio, quantomeno nel medio termine ed al netto di rivoluzioni più profonde.

C’è aria di mercato invece in casa Inter. Con il duello tra Inzaghi e Conte che come presumibile andrà a caratterizzare la lotta scudetto, non si ferma l’attività di programmazione per il futuro. C’è un nome che più degli altri risponderebbe a tutte le caratteristiche ideali per proseguire nel solco “italiano” che sta caratterizzando la gestione tecnica nerazzurra degli ultimi anni, ed è quello di Samuele Ricci. Il regista del Torino e della Nazionale viene considerato l’ideale alternativa a Calhanoglu, con la prospettiva di raccoglierne l’eredità quando sarà il momento. Un discorso totalmente futuribile e che potrebbe tornare in archivio qualora Asllani dovesse raggiungere quel livello di crescita e maturità che in casa Inter sono ancora convinti abbia nelle proprie corde. Di certo, però, l’apprezzamento per il gioiello granata è totale, esattamente come lo è la concorrenza dall’Italia e dall’estero di chi la pensa come il management dei Campioni d’Italia. Se ne riparlerà.

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