Caro Rafa,
Non sono l’ennesimo che vuole giudicarti, ma te lo dico sin dalle primissime righe: questa stagione non è importante per la tua carriera e la tua vita, è semplicemente decisiva. Fino ad oggi, i Milanisti sono sempre stati al tuo fianco, nella buona e nella cattiva sorte, ben oltre ciò che avviene nei 90 minuti. Perché per te, i Milanisti hanno letto il tuo libro, hanno comprato la tua capsule collection e hanno persino ascoltato il rap in portoghese. Il popolo rossonero è abituato a fare così: ti dà tutto, quando sente di aver ricevuto almeno qualcosa. E tu hai dato eccome qualcosa: lo scudetto più bello di sempre porta anche la tua firma. Il tuo sorriso, le tue parole, sono sempre state un riferimento per tutti. Ma vedi, Rafa: ogni cosa ha una fine ed è il caso anche del rapporto tra te e i Milanisti, che comunque andrà, è finito per come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi. A 25 anni, al tuo sesto anno qui, non può rimanere sempre tutto uguale. La scorsa estate abbiamo troncato l’era Pioli, che ti ha fatto esplodere e che ti ha reso così iconico ai nostri occhi. Sì, ma come in ogni evoluzione, ci sono anche i difetti. E quella licenza di poter fare tutto in campo, “tanto ci pensa Rafa”, negli anni con Pioli, era diventata anche la merce di scambio per non crescere mai fuori dal campo. D’altronde ti è stato permesso tutto, giusto o sbagliato che fosse, perché poi, la domenica te lo meritavi. Questa estate, il Milan ha scelto di cambiare profondamente: ha scelto di tornare al suo DNA, quello del gioco di squadra, dell’organizzazione, dello spettacolo. Un percorso lungo, difficile, incerto e che sicuramente al momento è ancora molto lontano dal suo completamento: ma il Milan ha sempre ragionato così, i Fuoriclasse al servizio del sistema, per esaltarsi reciprocamente. E col massimo rispetto per te, Rafa, parliamo di Marco van Basten, Ruud Gullit, Dejan Savicevic, Ricardo Kakà, Andriy Shevchenko. Nessun Milan che ha aperto un ciclo, ragionava su “palla a lui e preghiamo”, nonostante la qualità fosse altissima. E nessuno di quei giocatori, anche i più bizzosi, ha mai avuto il sopravvento sulla squadra e sul gruppo. E allora, caro Rafa, accetta l’enorme regalo che Paulo Fonseca, un grande allenatore, il primo che hai incontrato nella tua carriera, ti sta facendo. Il Mister ti sta insegnando cosa significhi dover sudare per essere titolare, come si fa sempre nelle grandi squadre. Ti sta facendo capire che non esiste solo il momento in cui tu hai la palla, ma soprattutto quello in cui ce l’hanno gli altri. Ti sta dimostrando che questa squadra vince anche senza di te e che i tuoi compagni sanno fare “i Leao” come e meglio di te, se si impegnano. Ma non lo fa né per attaccarti, né per umiliarti, né perché gli stai antipatico: lo fa, e tutti lo appoggiano, perché è il primo che sa bene che il Milan di oggi, nel gruppo di quelle che “se la giocano”, ha un solo jolly per mettere il turbo e andarsene. E quel jolly si chiama Rafa Leao. Lo sanno bene anche gli altri che ti criticano, ti attaccano, ti seguono al limite della decenza aspettando un tuo passo falso: hanno paura che tu cresca e possa portare il Milan su un altro livello. E ogni volta che fai un tweet, ogni volta che te ne vai senza salutare la Curva, ogni volta che esci da San Siro per primo, ogni volta che tieni la testa bassa e le cuffie nelle orecchie, gli stai dando un motivo in più per parlare male di te, per indebolirti e per indebolirci. Guarda l’entusiasmo di Okafor e persino di Chukwueze: lo scorso anno sapevano di non avere chance di giocare a prescindere dal tuo rendimento. Oggi, solo sentire il “profumo” del campo, li ha resi diversi. Te l’ho detto, non voglio giudicarti né darti lezioni: per quello, fidati del Mister, di Ibra e magari fai anche una telefonata a Oli. Ma un consiglio, vorrei dartelo: ai momenti di delusione, si risponde col lavoro. Diventando il primo ad arrivare a Milanello e l’ultimo ad andare via. Non siamo noi che non crediamo più in Leao, Rafa: sei tu che non hai capito ancora fino in fondo chi sei e chi puoi diventare. L’ultimo uomo che ci ha portato in Paradiso, Pippo Nostro, non aveva nemmeno un centesimo della tua “fortuna” naturale: è diventato l’attaccante più forte al Mondo solo volendolo. Senza privarsi delle sue passioni extra campo, ma capendo al 100% quanto prezioso fosse il tempo dedicato al calcio. E quanto pesante fosse, la maglia rossonera. Perché i Milanisti, caro Rafa, troveranno altri 10, 100, 1000 Leao, se ce ne sarà bisogno. Anche molto più forti, mi spiace dirtelo: lo insegna la storia. Ma tu non troverai mai più un altro Milan. Non perderlo così facilmente.
Ti aspettiamo presto, già sabato al Dall’Ara, sorridente dopo un gol decisivo, coi tuoi compagni, sotto la Curva, poi dritto ad abbracciare il Mister . Lo devi a te stesso, prima ancora che a noi. Per continuare a sognare un giorno, di essere come Marco, Ruud, Pippo… Di nuovo, sul tetto del Mondo, NOI, insieme!