Una vittoria nell’aria da un paio di giorni, ma gelosamente custodita fino all’ultima regata in programma questa mattina, la vela azzurra vince l’oro nel multiscafo alle Olimpiadi
Giulio Onesti, il leggendario presidente cui si deve la rifondazione del CONI sosteneva che lo sport italiano non poteva prescindere da tre specialità, lo sci, la vela e il nuoto: “Per un paese come il nostro che è dominato dalle montagne e circondato dal mare non è pensabile che i nostri ragazzi non sappiano, sciare, nuotare e andare in barca. In questi campi dovremmo dominare…”
Olimpiadi, vela azzurra tutta d’oro
In realtà l’Italia resta un paese che mette il calcio al centro di tutto. E di determinate altre specialità ci si rende conto solo durante le Olimpiadi. Vela compresa: era da tredici anni che un nostro equipaggio non vinceva una medaglia nella vela. A portare a casa un oro storico sono
Ruggero Tita e Caterina Banti, che hanno dominato la categoria multiscafo, quella dei Nacra 17 i cosiddetti catamarani leggeri.
Una finale che si chiude con un sesto posto molto tattico, più che sufficiente a confermare la propria leadership dopo che le prime dodici regate avevano portato ben quattro vittorie e diversi piazzamenti importanti. L’armo italiano era irraggiungibile, se non dagli inglesi Gimson e Burnet.
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Una regata tattica
Certi già della medaglia d’argento, Banti e Tita si sono incollati alla imbarcazione degli inglesi senza perdere per un istante il contatto dagli unici che, in caso di cataclisma, avrebbero potuto togliere loro una medaglia d’oro apparentemente certa considerando il larghissimo margine di vantaggio. Bastava arrivare anche dietro, ma non con più di cinque imbarcazioni di distacco. Inglesi quinti, e secondi in classifica generale: con Banti e Tita impazziti di gioia tagliando il traguardo immediatamente alle loro spalle.
Una medaglia che manca da dodici anni; un oro che ricordiamo solo con Alessandra Sensini e la sua tavola a vela a Sydney. Per la vela italiana è il quarto oro nella stria di questo sport dopo Sensini, Leone Reggio (1936) e Strulino-Rode (nel 1952).