Cronaca di una morte annunciata. Mi dispiace scomodare il capolavoro di Gabriel Garcia Marquez per parlare di calcio, ma è quello che mi ispira la Roma. Si sapeva sarebbe andata a finire così, si sapeva da quella mattina in cui De Rossi è stato allontanato per qualcosa che aveva poco a che fare con il campo. Si sapeva da quando la scelta è ricaduta su Juric. Attenzione non sto dando la colpa all’allenatore croato, ci mancherebbe. Roma per lui, giustamente è il Paradiso, ma la Roma in questo momento è un inferno. L’ho definito anche un gigante per come è entrato in punta di piedi, per come ha rispettato i sentimenti di giocatori e tifosi post esonero di De Rossi. La Roma, però, è un pianto e non sembra avere nulla a che fare con il calcio di Juric. Il croato ha avuto due settimane di tempo, complice la sosta, per provare a cambiare un po’ la Roma, ma ho visto la stessa squadra di Monza senza alcun tipo di miglioramento nonostante Dybala. Anzi, pure Dybala si sta intristendo. Si è sacrificato, ha provato ad illuminare, è stato sfortunato sul gol, ma sembra spento. Come sembra spenta anche l’anima della Roma, quei giocatori che avevano furore e fuoco dentro. Mancini faceva la guerra sempre, adesso sembra rassegnato. L’unico “disperato” per questa situazione sembra Svilar. I nuovi non hanno capito cosa sia la Roma, Hermoso a fine partita è uscito dal campo mandando sorrisi e saluti in tribuna, che ok, da una parte ci può stare, ma dall’altra no perché la situazione è grave. Hummels, l’anno scorso finalista in champions, è un mistero. Konè sembra un agnello rispetto a quello visto in nazionale. Soulè gioca per sé e non con la squadra. La verità è che l’Inter di domenica sera sembrava per la prima volta battibile. La verità è che non si può giocare senza esterni. La verità è che Celik e Zalewski non possono continuare a fare questi errori. La verità è che Dovbyk fa tenerezza perché non gli arrivano palloni. La verità è che il mercato è stato tutto sbagliato e sballato. La verità è che se continui così non solo non arrivi in Champions ma nemmeno in Conference League. La verità è che la società in questo momento è rappresentata dal solo Ghisolfi, del quale fino a qualche tempo fa ignoravamo la voce e le cui uniche esperienze sono state in Francia con Lens e Nizza. “C’è bisogno di tempo per il nostro progetto” aveva detto prima di Roma-Inter, ma il tempo sta già per scadere e questo, purtroppo, non sembra toccare i Friedkin. Servirebbe una decisione drastica, ma le decisioni finora sono state tutte sbagliate.