Con una cadenza quasi disarmante, il Milan si è messo alle spalle l’ormai consueta pausa per le nazionali con spunto polemico che sta caratterizzando un avvio di stagione più che mai travagliato.
La novità sostanziale rispetto al passato recente, è stata legata alla fiducia pressochè totale che la società ha manifestato nei confronti del tecnico Paulo Fonseca nonostante i risultati avversi immediatamente precedenti alla pausa. Una dimostrazione di continuità che deve però trovare immediata corrispondenza dai riscontri forniti dall’unico giudice insindacabile: quel rettangolo verde che già nel giro della prossima settimana emetterà tre sentenze.
Il primo trittico di impegni del Milan prevederà infatti tre avversari alla portata dei rossoneri: Udinese e Club Brugge in casa, e trasferta a Bologna nel sabato successivo. Partite che proprio per la levatura degli avversari impongono a Fonseca di raccogliere risultati in linea con le aspettative stagionali, e che possano riportare il Milan sulla linea di galleggiamento di chi ha possibilità concrete di rientrare nella lotta scudetto e di qualificarsi almeno ai play off di Champions League. Tradotto? Difficilmente un ambiente in subbuglio emotivo riuscirebbe a digerire qualcosa di diverso da tre vittorie in una settimana. Diversamente sembra quantomeno verosimile che la conferma reiterata del tecnico possa tornare ad essere indigesta all’opinione pubblica.
A questo proposito, tenendoci lontani dalle valutazioni sul carisma e la presa sullo spogliatoio del portoghese, emergono alcuni aspetti tattici che andranno certamente presi in considerazione di qui in avanti.
L’intuizione “salva-panchina” del Derby è stata geniale senza ombra di dubbio alcuna. I quattro interpreti offensivi sono una strada fruttuosa che anche altri allenatori (vedi Baroni con la Lazio) stanno percorrendo con risultati soddisfacenti. Lungi da noi la presunzione di saper equilibrare un undici, ci permettiamo sommessamente di sottolineare come la rosa del Milan attualmente a disposizione possa difficilmente garantire continuità di risultati con la stessa interpretazione tattica settimana dopo settimana.
La genialità “one-shot” della stracittadina ha avuto quell’effetto dirompente probabilmente proprio perchè ideale per il contesto di gioco e l’avversario che i rossoneri si trovavano a fronteggiare in quel momento. Ad ampio raggio, invece, i dubbi sull’efficacia restano immutati, soprattutto per la composizione di una linea mediana che nel solo Fofana un baluardo in grado di arginare un reparto oggettivamente sovraesposto al rischio di ripartenze in serie da parte degli avversari. Firenze docet.
Parlando di allenatori, viene automatico commentare il disastro completo (a parte per le sue stesse tasche) che ha visto protagonista Roberto Mancini. La sua scelta di abbandonare il ruolo di Commissario Tecnico della Nazionale Italiana per sposare la causa dell’Arabia Saudita è apparsa fin da subito come lontana anni luce da qualsivoglia progetto sportivo, ma totalmente appartenente a dinamiche del tutto economiche.
Decisione lecita da parte di un professionista, a patto che abbia il buongusto di assumersene la piena responsabilità senza cercare scappatoie o “casus belli” per poterla sostenere e legittimare.
Mancini non è stato in grado di farlo a suo tempo, raccontando tempistiche dei primi contatti addirittura successive alle indiscrezioni che rivelammo nell’agosto del 2023 avvicinandolo per la prima volta alla panchina saudita. Indifendibile. Esattamente la stessa definizione che gli viene accostata a poco più di un anno di distanza dalla totalità dell’opinione pubblica della nazione che attualmente rappresenta. I risultati latitano, mentre fioriscono a getto continuo le critiche nei confronti della gestione di quel movimento calcistico oltre ad atteggiamenti scontrosi con il pubblico totalmente incompatibili con lo sfacelo tecnico che sta proponendo. Poca assunzione di responsabilità anche a fronte delle critiche (lecite) che gli vengono mosse dall’opinione pubblica.
Venendo alla cronaca, nonostante non sia stata ancora presa nessuna decisione, quanto ci risulta è che la federazione saudita stia già pensando al profilo migliore per poter prendere il posto di Mancini. La prospettiva di rivolgersi ad un tecnico nativo dell’Arabia Saudita e quindi con una conoscenza globale di quel mondo calcistico adeguata a quel ruolo. Tra i possibili candidati, sta emergendo il profilo di Saleh Al-Mohammadi.
Che sia lui o meno a conquistarsi la fiducia, la certezza è che Roberto Mancini l’abbia ormai persa del tutto.