Esistono oggi tanti modi per provare a dare forma all’eccezionalità di un Jannik Sinner incontenibile, che a 23 anni ha appena conquistato il suo terzo Master 1000 in stagione dopo Cincinnati e Miami, nonché il suo settimo titolo nel 2024. Già solo questo è un ottimo punto di partenza. I numeri sono elementi parziali, certo, ma anche pratici indicatori per misurare la crescita di un ragazzo che nell’ultimo anno abbondante ha cominciato a correre e non si è più fermato. Limando le imperfezioni e migliorando quasi militarmente il suo tennis. La tenuta mentale è quella forse più complicata da stimare, ma paradossalmente anche la più evidente. La gara di Shanghai con Djokovic l’ha dimostrato ampiamente, soprattutto nel modo in cui ha gestito la gara, quasi davvero “alla Nole”. Limitando la frenesia tipica di chi prova a rincorrere per portare l’efficienza dei suoi colpi a un grado quasi alieno di efficacia. Così ha vinto il primo set, con un controllo cinico della gara, pur mettendo a referto meno punti del serbo.
Numeri stellari
Poi ecco i dati, che contribuiscono a incasellare meglio la crescita incontenibile di Sinner. Soprattutto al servizio, per anni individuato come aspetto forse più carente del suo repertorio. In 12 mesi l’azzurro è passato dal 76% al 79% di punti ottenuti in battuta, dall’87% al 91% di game vinti e dal 69% al 73% di palle break annullate. Oltre ad aver messo a segno 66 ace in più rispetto al 2023, con la stagione ancora da terminare. Al di là dello stato di forma intermittente di Carlos Alcaraz, lo scettro di numero uno al mondo che si porterà con sé fino al 2025 non è che una diretta conseguenza di tutto questo. Con un presente così luminoso, a 23 anni, il futuro non può che essere, sulla carta, quasi accecante.