Un gravissimo lutto ha colpito il mondo dello sport: se n’è andato un grande campione, conosciuto e apprezzato da tutti nel suo ambiente
Un fenomeno sul campo da gioco, in grado di collezionare dei numeri pazzeschi, che lo hanno resto uno dei più titolati nel suo sport. Una scomparsa che fa rumore, l’addio di una leggenda da ricordare per sempre.
Il mondo dello sport è in grado di catalizzare attenzione e suscitare emozioni come forse nessun altra cosa a livello planetario. I campioni diventano degli eroi, da ammirare ed emulare e il trasporto è sempre massimo. Ovviamente quando vengono a mancare il dolore è spesso grande, come si trattasse di un conoscente stretto. Questo era per tutti gli appassionati di Baseball Pete Rose, una vera leggenda della MLB, che è scomparso nelle scorse ore all’età di 83 anni.
Come confermato dall’ABC News, Rose è stato trovato da un familiare all’interno della sua casa privo di vita, nella contea di Clark, in Nevada.
La morte di Rose sarebbe dovuta a ipertensione e malattie cardiovascolari aterosclerotiche, a cui va aggiunta una fase avanzata di diabete mellito, come riportato dal medico legale ai media americani. La scomparsa di un personaggio come Rose ha colpito tutti i fan statunitensi, legatissimi ad un personaggio che in campo ci sapeva fare come pochi altri.
Addio a Pete Rose, una leggenda del Baseball americano: aveva 83 anni
Pete Rose ha giocato nel Baseball professionistico americano per ben 24 anni, 19 dei quali trascorsi tra le fila dei Cincinnati Reds. Deteneva diversi record tecnici, oltre a quello delle presenze complessive. Fu ben 17 volte All-Star, MVP della NL nel 1973 e Rookie of the Year nel 1963. Vinse anche tre World Series: due con Cincinnati nel 1975 e nel 1976, e una terza con i Philadelphia Phillies, nel 1980. Purtroppo legato a Rose c’è anche un brutto episodio che riguarda le scommesse.
Fu squalificato a vita dalla MLB nel 1989 per aver puntato sulle partite mentre era allenatore dei Reds.
Dopo aver negato di aver scommesso per oltre un decennio, Rose alla infine ammise le puntate sulle partite dei Reds nella sua autobiografia del 2004, “My Prison Without Bars”. In un’intervista alla ABC News per promuovere il libro, raccontò la verità per la prima volta. Ovviamente tutto questo non cancella la sua figura di giocatore straordinario, ampiamente meritevole di restare nella Hall of Fame del Baseball americano.