La clamorosa decisione dell’Agenzia Mondiale Antidoping ha scatenato una ridda di opinioni sul futuro del campione azzurro Jannik Sinner
Un fulmine a ciel sereno. Una notizia battuta dalle agenzie di stampa proprio mentre Jannik Sinner si apprestava a scendere in campo per il suo match di ottavi di finale a Pechino contro Roman Safiullin. Una mazzata comunicata arrivata all’orecchio del campione azzurro nel bel mentre del suo impegno agonistico.
Non proprio il massimo, per usare un eufemismo, quando si tratta di concentrare le proprie energie mentali e fisiche a questi livelli. Una pagina che sembrava definitivamente chiusa – quella della vicenda Clostebol, e dell’accertata innocenza di Sinner, vittima della superficialità dei suoi collaboratori – si è clamorosamente riaperta per iniziativa della WADA, l’Agenzia Mondiale Antidopoing, un organismo che è diretta emanazione del CIO.
Il ricorso contro la sentenza sul numero uno del mondo, sul quale si era già pronunciata con una sentenza chiara l’International Tennis Integrity Agency – l’ITIA – verrà discusso con dei tempi ancora sconosciuti dal TAS di Losanna, chiamato a dare il suo definitivo giudizio sulla questione. Giova ricordare che è la prima volta, in àmbito tennistico, che la WADA chiede un supplemento di verifica su una sentenza di un tribunale indipendente.
La richiesta della WADA è chiara: squalifica da uno a due anni per il talento altoatesino, che rischia così di veder a dir poco compromessa la sua carriera, giunta al suo apice proprio nel 2024 ancora in corso.
Subito dopo la diffusione della notizia sono arrivate in rapida successione sia le parole dello stesso Sinner, a dir poco sorpreso dopo aver chiarito nei minimi dettagli la sua posizione, quella del suo avvocato Jamie Singer e anche quelle di una delle leggende del tennis azzurro, Adriano Panatta.
Panatta netto su Sinner: “Credo nella sua innocenza”
“Tutti siamo consapevoli che la WADA ha il pieno diritto di fare questa azione. Appellarsi era nelle sue possibilità e sappiamo quanto sia complicata l’opera di vigilanza sul doping e sull’integrità del mondo dello sport. Detto ciò, riteniamo che il ricorso non fosse davvero necessario“, ha detto il legale del campione.
Netta la posizione assunta dal trionfatore agli Internazionali d’Italia del 1976, Adriano Panatta che così ha parlato ai microfoni de ‘Il Fatto Quotidiano’. “Non sono un esperto di questioni giuridiche, ma anche dopo questo ricorso, resto fermamente della mia idea: Sinner è innocente. La sua linea difensiva mi pare credibile: si è trattato di un errore, o di una leggerezza del fisioterapista”.
In merito ad una eventuale squalifica di due anni ha quindi detto che sarebbe un’enormità. “Io credo nell’innocenza di Sinner, ma anche nel diritto di una difesa adeguata per chi ha risorse minori”, ha concluso il romano.