Salvate il calcio, salviamo il calcio. Lo sport che fu del popolo, citando Bielsa, in Italia sta perdendo fascino, emozione, tifosi. Sta perdendo tutto. Lo sport per ricchi, come veniva definito una volta il tennis, lo sta oscurando. Il paragone tra l’Italia del pallone e Sinner è impietoso. Il calcio italiano dopo aver vinto l’Europeo è riuscito nell’impresa di autodistruggersi a livello tecnico e di immagine. Flop, litigi, scandali, le solite facce, le solite promesse non mantenute, la solita presunzione. Il tennis italiano dal passato importante, ma mai così importante, rappresenta la lezione che tutti dovrebbero imparare. I bambini non aspirano a diventare Barella, ma vogliono diventare Sinner, Musetti, Berrettini. Sono loro i nuovi idoli. Guardavo Sinner contro Fritz e pensavo a tutto quello che è riuscito a costruire intorno a sé. Con semplicità, umiltà, educazione, riservatezza, lavoro, tanto lavoro, senza o quasi i social, ha portato appassionati di tennis e non a tifarlo e ad emozionarsi per lui. Intere famiglie riunite davanti alla tv a urlare per Sinner, come fosse la squadra del cuore, più della squadra del cuore. Perché la nuova generazione è sempre meno appassionata al calcio e sempre più appassionata ad altro. E in un mondo che rischia di mangiarti, pieno di haters (ah purtroppo ce li ha anche Jannik e non sono solo i leoni da tastiera), pieno di apparenza e poco di essenza, in un mondo che rischia l’Armaggedon, Sinner è la luce in fondo al tunnel. Quella luce che il calcio ha il dovere di ritrovare. L’Italia ha battuto la Francia e anche Israele in questa Nations League dal dubbio valore, ma le emozioni abitano da un’altra parte. Non seguivo con così tanto trasporto un match di tennis dai tempi di Andre Agassi, mio amore indiscusso degli anni 90 e primi 2000, vederlo premiare Sinner con il suo sorriso, la sua pelata, con Cahill in tribuna a fare da trait d’union e con “Open” nel cuore, è stato di una bellezza infinita. Avrei pagato per un commento di Rino Tommasi e Gianni Clerici, i più grandi narratori nella storia dello sport.