Se qualcuno avesse voluto delle spiegazioni ulteriori, le avrebbe potute ricevere – a patto di averne professionalmente titolo, astenersi mitomani – in maniera abbastanza comoda, martedì pomeriggio, a Casa Milan. Pubblicamente, davanti alle telecamere, con la registrazione integrale consegnata a tutti i media indistintamente e nessun tipo di opposizione. Alle frittate combinate dai suoi giocatori in campo e fuori, a gioco fermo e col pallone in movimento, il Milan ha risposto da grande club: le azioni hanno seguito la linea della trasparenza e della sincerità, come da sempre questa gestione ci ha abituati, checché se ne dica, oggi più che mai. Un plauso allora a chi gestisce la comunicazione del club, sia a livello di gruppo squadra che a livello corporate: devono essere stati indubbiamente giorni terribili, ma se la capacità di tenere botta e limitare i danni di Leao e compagni fosse la stessa, il Milan non avrebbe di certo solo 2 punti in 3 partite.
Portare Theo Hernandez davanti ai microfoni di Milan TV era l’unica cosa fattibile: per il resto, non iniziamo a fare le verginelle proprio stavolta. Da che mondo è mondo, la comunicazione ufficiale segue dei canali e dei toni ben stabiliti: nessuno di noi ha l’anello al naso, verissimo, ma questa spasmodica voglia publica di verità e di punizione mi pare sia una novità dell’ultima ora. Non mi ricordo le stesse prime pagine, titoloni, servizi, editoriali ed elzeviri vari, quando situazioni assimilabili sono successe in altre piazze: è proprio vero che sparare sulla croce rossa di una squadra che oggettivamente non sta ottenendo risultati, è semplicissimo.
Si è presentato, a Casa Milan, anche il CEO. Quello che, secondo alcuni, “non ci mette mai la faccia”. Bene. A Furlani sono state sottoposte svariate domande, nonostante si trattasse della conferenza stampa di Abraham: nessun riguardo, né delicatezza, è stata usata dalla sala stampa, me incluso, nel trattare temi polemici e con toni anche molto diretti e duri. A Furlani è stato chiesto di tutto, tipo perché Ibra fosse in ferie, o perché comprano solo giocatori da 20 milioni (da me). Così, dritti al punto. E lui, da gran signore, ha risposto. Senza la possibilità di “prepararsi”, senza sottrarsi, senza mai alzare i toni: ha giocato un po’ in difesa, è vero, ma d’altronde magari lo facesse un po’ di più anche il Milan. A proposito: a Furlani, il Re delle veline e dei sotterfugi a leggere i social, è stato possibile chiedere perché ha fatto tre anni – che poi, non sono tre ma un annuale più due opzioni per il club, ndr – di contratto a Jovic (domanda pungente e sagace della brava collega Federica Zille di DAZN). Ai trasparentissimi dirigenti precedenti, non è mai stato possibile chiedere cosa avessero in mente nell’offrire quasi 40 milioni in 4 anni a un ex giocatore come Origi, che ancora oggi ammazzano il bilancio. Nemmeno cosa ha guadagnato a lungo termine il Milan dal prestito di Brahim Diaz, giocatore che una volta diventato grande, si sta godendo il Real Madrid. Oppure cosa sia successo davvero con Atangana e Kessié. O come sia stato possibile far intervenire Marotta per farsi sfilare in pochi minuti Calhanoglu a zero. Nulla di tutto questo: solo interventi flash con chi, da contratto dei diritti tv, non poteva essere snobbato, oppure interviste concordate a tavolino con gli amici per creare scompiglio nei momenti meno opportuni. Mai un contraddittorio, mai una conferenza stampa con un gruppo di giornalisti che potessero rappresentare una minaccia nel fare il loro lavoro. E meno male che oggi si parla tanto di Koreanello in giro: sì, ma forse del Sud. Quello del Nord al massimo è finito un anno fa.
Di ciò che non funziona in campo di questo Milan avremo modo di parlarne, grazie alla pausa Nazionali. Dell’assenza preoccupante di un terzino destro all’altezza e in condizione in questo momento, dell’errore tattico del non aggiungere un centrocampista in più in mezzo al campo, della cronica carenza di leadership – a essere buoni – delle stelle “storiche” del gruppo. Lo faremo quotidianamente, su Sportitalia e sul mio nuovo canale YouTube (a proposito, iscrivetevi qui se non lo avete già fatto), criticando ancora, anche duramente, come il momento e i risultati impongono. Ma non senza il rispetto che il Milan, dai suoi dirigenti ai suoi tifosi, tutto, merita.