Alcuni appunti sparsi a pochi giorni dalla chiusura del mercato estivo: abbiamo ancora tempo fino a mezzanotte di venerdì prossimo quando entrerà in scena il mio amico Gigi Marzullo e ci accompagnerà Sottovoce ai giudizi finali. Ci sono alcune cose che vanno chiarite, altre che andavano chiarite prima, altre che difficilmente si chiariranno.
Partiamo da Koopmeiners. Sinceramente mai ho avuto il minimo dubbio sull’epilogo Juve: quando c’è la volontà del calciatore, è molto difficile derogare. Una storia che mi ha impegnato come se fosse davvero un parto di calciomercato, dallo scorso 10 gennaio le prime trame per poi arrivare agli accordi definitivi oltre sette mesi dopo. Per chi, come me, apprezza le trattative “cotte e mangiate” in pochi giorni, non è stato il massimo della vita. L’orgoglio dell’Atalanta ha portato a procrastinare fino a fine agosto, mi hanno detto che se Koop avesse giocato la Supercoppa Europa sarebbe stato liberato il giorno dopo, a Ferragosto e dintorni. La storia del certificato presentato ha avvelenato un ambiente – quello bergamasco – già esacerbato e da quel momento siamo entrati in un frullatore con l’assoluta necessità di stemperare. Ma alla fine la logica ha trionfato sull’orgoglio, Koop alla Juve significa qualità immensa in un reparto straordinario completato da Douglas Luiz e Khephren Thuram. E siccome ci sono le ali per volare (Nico più Conceicao), se davvero Sancho fosse la panna sulla torta i tifosi della Juventus potrebbero prepararsi a una stagione di godimento.
Ho criticato violentemente Aurelio De Laurentiis per la gestione della scorsa estate. E anche per la folle storia del rinnovo con clausola di Osimhen che è stato come infilarsi in un vicolo cieco senza la possibilità di uscirne in tempi rapidi. Ma la seconda missione di Manna a Londra è stata uno spettacolo: la cassaforte apertissima, da Lukaku e McTominay (che colpo!) passando per Gilmour, un bel volo per sfondare abbondantemente il muro dei 100 milioni spesi e per regalare ad Antonio Conte un triplo sorriso stavolta non diplomatico. Non so che tipo di campionato farà il Napoli, ma la squadra ne esce tremendamente rafforzata, forse arriverà un altro regalo e la passione si misurerà con l’applausometro che dalle parti del “Maradona” schizza fino in cielo quando la passione prende il largo e lascia in un cantuccio la delusione mista a disperazione.
È assurdo dire che il Milan abbia bucato le prime due partire per colpa del mercato. Morata infortunato, Emerson Royal e Fofana ancora fuori dagli schemi, l’unico titolare Pavlovic è stato di sicuro tra i meno peggio. E allora sarebbe il caso di dire che Fonseca, dopo i vacui fuochi pirotecnici estivi, ci ha capito un tubo soprattutto nell’organizzazione difensiva. Se sei il Milan, se fai il Milan, devi prendere sei punti contro Torino e Parma senza occuparti della funzionalità o meno di acquisti e cessioni. Certo, può ancora arrivare un regalino entro venerdì, ma bisognerebbe intanto che il cadeau fosse uno straccio di organizzazione in campo.
Alla Roma la vicenda Dybala ha fatto più male che bene: non mi sono piaciute le parole di De Rossi prima della trasferta di Cagliari, la sua inversione sull’autostrada quando ha memorizzato che Paulo sarebbe rimasto. E neanche sinceramente la spiegazione del fallimento della trattativa con gli arabi, per il semplice motivo che se la Roma avesse ricavato almeno 10 milioni dal cartellino l’affare non sarebbe saltato. Adesso DDR chiede Danso (lo avrà) e Manu Koné (concorrenza Milan) per un totale di 50 milioni, commentate voi. Intanto, la Fiorentina prende Adli e Matias Moreno, mentre l’Atalanta chiude un gran colpo per la difesa con Kossounou. Ma da qui a venerdì ci divertiremo, tutti avranno qualche pratica da sbrigare, magari alle 23,45 quando mancherà un quarto d’ora allo stop. Siamo italiani, popolo di poeti, santi, navigatori e… ritardatari.