A margine del suo esordio sui campi di New York, il fuoriclasse serbo ha parlato dell’entusiasmante rivalità col giovane spagnolo
Ci sono diversi aforismi che possono essere utilizzati per descrivere – o meglio per spiegare – come abbia fatto Nole Djokovic ad imporsi ai Giochi Olimpici di Parigi al cospetto di un avversario non solo più giovane di lui di ben 16 anni, ma anche più in forma. Più preparato atleticamente. Sulla cresta dell’onda. E reduce da una clamorosa doppietta Roland Garros-Wimbledon: il più giovane della storia ad averlo fatto nello stesso anno e comunque il solo sesto tennista di sempre ad esserci riuscito.
“Mai sottovalutare il cuore di un campione” potrebbe essere una frase che ben certifica cosa possa essere accaduto in quel di Parigi nella magica settimana olimpica. “Non svegliare il can che dorme” è un altro aforisma che ben si presta a descrivere cosa possa essere scattato nell’animo di un 37enne che aveva già vinto tutto, e più volte, in carriera. Mancava appunto solo l’alloro a cinque cerchi, diventato negli anni una sorta di ossessione per il campione di Belgrado.
In generale, Olimpiadi a parte, ci si interroga spesso su come faccia Djokovic, alla veneranda età di 37 anni, a trovare ancora stimoli per competere ad altissimi livelli. E come possa competere, qualche volta soccombendo, altre volte prevalendo, contro avversari talentuosi molto più giovani di lui.
Una spiegazione in merito l’ha fornita lo stesso 24 volte campione Slam nel corso di un’intervista rilasciata a Jon Wertheim durante il programma ’60 Minute’. Il fuoriclasse slavo si è reso protagonista di interessanti rivelazioni.
Djokovic, arriva l’ammissione su Alcaraz: “Ha risvegliato la bestia che è in me”
“La mia capacità di gestirmi ed esibirmi nei momenti importanti non è un dono ma il frutto di duro lavoro. Esistono varie tecniche per migliorare in questo, a volte sembro calmo durante i match ma dentro di me si scatena una tempesta di emozioni. La battaglia più grande che un tennista deve combattere è contro se stesso”, ha esordito Nole.
In merito agli stimoli provenienti dalle battaglie con Alcaraz: “I giovani sono affamato e vogliono giocare il miglior tennis possibile contro di me, e questo risveglia una motivazione speciale, risveglia la bestia in me”.
Un autentico guanto di sfida quello lanciato da Nole che ha concluso: “La sconfitta a Wimbledon 2023 contro Carlos mi ha fatto molto male e considero lo spagnolo il tennista più completo che abbia mai visto da molto tempo. Quella sconfitta mi ha però permesso di vincere a Cincinnati, agli Us Open e alle ATP Finals“. Ammettendo di fatto come il suo orgoglio, la voglia di non abdicare, di lottare per essere sempre il migliore, si siano davvero nutriti della prepotente ascesa del talento iberico sulla scena mondiale.