Dopo due giornate mai tireremo fuori la frase “lo avevamo detto”. Troppo presto e troppo facile. Ripetiamo che non si dovevano ignorare allenatori come Conte e De Zerbi che erano pronti almeno a fare un colloquio. La scelta Fonseca era ed è un azzardo per un Milan che deve giocare per vincere sempre. La sua presunzione tattica l’ha dimostrata contro due medio piccole del nostro campionato e se non trasforma presto la presunzione in organizzazione quest’anno il Milan si fa male sul serio. Fonseca deve capire che deve essere lui a cambiare in base alle caratteristiche del campionato e dei suoi calciatori e non viceversa. Le partite con Torino e Parma sono da chiusura forzata di Coverciano, dove esultano per non avere la colpa di aver dato loro a Fonseca il patentino per allenare. Le sue idee sono buone e belle ma il campo è un’altra cosa. Chi ha esultato per le vittorie in America significa che non conosce il calcio. Conta solo il campionato. Se Fonseca non si ostina con questa difesa folle, ci vuole un attimo a sistemare il Milan che non sarà uno squadrone ma non è neanche una formazione da due gol a partita e 8 occasioni a gara concesse agli avversari. Fonseca parla di rotazioni, preventive e posizioni ma deve capire prima le caratteristiche dei suoi calciatori. Se in Italia non difendi bene prendi botte da Vanoli e Pecchia, due bravi anzi bravissimi allenatori che però lo scorso anno erano entrambi in serie B. Il confronto tra Fonseca e la B è stato terrificante. Due italiani di Provincia che hanno dato una lezione a Zorro. E qui torna la solita domanda: ma non avete capito ancora che in Italia l’allenatore straniero non funziona? Abbiamo grandi mister nel nostro Paese e abbondano anche all’Estero. De Zerbi in Francia, Farioli in Olanda, Maresca in Inghilterra e Re Carlo in Spagna. Noi cosa facciamo? Prendiamo Fonseca. Come se non bastasse averlo visto a Roma stonare “Roma core de sta città”. Aspettiamo perché il campionato è lungo e la società, per ora e sottolineo per ora, ha le sue colpe. Non aver capito che alcuni calciatori sono arrivati a fine ciclo (Theo, Leao e Calabria su tutti devono dare molto di più) e ignorare l’assenza di un vero numero 9 è un peccato di presunzione che questa società non si può permettere. Va bene (mica tanto) l’azzardo in panchina ma anche sulla punta non puoi permettertelo. Morata ha preso il posto di Giroud ma già l’anno scorso serviva un altro 9 perché Jovic non è da Milan. A San Siro ci può stare ma per i concerti estivi. Ora forse è tardi. Venerdi alle 24 si chiude ma se avessi lavorato bene prima oggi avresti Morata + 1. I tifosi fanno bene a preoccuparsi. Non preoccupa 1 punto su 6 conquistato a tempo scaduto contro il Torino, il cammino è ancora lungo, preoccupa invece l’atteggiamento di Fonseca e lo spirito di una squadra che se ad agosto parte cosi molle immaginiamo come pensa di arrivare a giugno.