Jannik Sinner è stato colpito da una bufera a causa della vicenda legata al doping. Le accuse arrivano da tutte le parti ormai: c’è anche chi pensa che sia giusto che venga condannato
Lo scorso 20 agosto, l’ITIA, l’ente che si occupa dei controlli anti-doping nel tennis, ha reso noto la chiusura di un’indagine riguardante Jannik Sinner, aperta dopo il torneo di Indian Wells. Il tennista era risultato positivo per due volte al Clostebol, uno steroide anabolizzante proibito. Sinner ha spiegato che la sua positività è legata ad una contaminazione involontaria da parte del suo fisioterapista.
Proprio in quel periodo, infatti, il fisioterapista che si occupa dei muscoli di Sinner è stato alle prese con un taglio alla mano ed ha utilizzato un farmaco contenente lo steroide proibito. Durante un trattamento, ha contaminato Sinner e, per questo motivo, il numero uno al mondo non è stato squalificato. Questa decisione ha diviso il mondo dello sport: da un lato chi difende il tennista italiano, dall’altro chi non crede alla sua versione. Nonostante Jannik Sinner abbia perso i punti conquistati a Indian Wells e il montepremi guadagnato (circa trecentomila euro), un cestista italiano gli ha puntato il dito contro. Ecco perché.
Moraschini contro Sinner: “Casi identici, io squalificato e lui no”
Riccardo Moraschini è un giocatore di basket, attualmente sotto contratto con la Pallacanestro Cantù. Ha giocato anche in nazionale e nel 2022, quando militava con l’Olimpia Milano, ha vissuto una vicenda molto simile a quella che attualmente vede coinvolto il numero uno del ranking Jannik Sinner. Moraschini venne squalificato per una positività al Clostebol, la stessa sostanza trovata in minime quantità nelle analisi del tennista italiano. La differenza sta nel trattamento, come evidenzia il cestista emiliano nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica.
Ecco cosa ha detto Riccardo Moraschini: “L’antidoping ha un sistema ferreo ed è giusto così. Lo sport è uno solo, i regolamenti del doping non possono essere diversi. Io ho perso tre mesi e mezzo di stagione e Sinner no, ma i nostri casi sono identici. Anch’io avevo un quantitativo bassissimo, legato ad una contaminazione esterna. Siamo stati riconosciuti entrambi non consapevoli della contaminazione, ma io sono stato squalificato e lui no. Fu la mia ragazza a comunicarmi la notizia, io mi stavo allenando e quello stop mi ha rovinato la carriera, sia sportivamente che economicamente. Ero nella squadra più importante d’Italia, nonché una delle più forti d’Europa”.
Riccardo Moraschini aveva 31 anni quando è stato squalificato per doping, giocava nell’Olimpia Milano, una delle due squadre che domina il campionato italiano da diversi anni. In quel periodo, Moraschini era anche nel giro della Nazionale Italiana e la squalifica per doping gli ha sicuramente distrutto la carriera. Oggi milita in A2, dove gli stipendi sono sicuramente diversi rispetto a quelli che possono vantare i giocatori dell’Olimpia Milano. Moraschini, dopo la sospensione di tre mesi e mezzo in attesa del giudizio, è stato squalificato per un anno.