Las Diventa un vero e proprio braccio di ferro quello tra Alex Schwazer e le istituzioni che lo hanno squalificato per un caso di doping che poi si è scoperto essere una truffa
La WADA, l’agenzia antidoping chiamata a sorvegliare sulle prestazioni sportive degli atleti professionisti, ribadisce la squalifica di Alex Schwazer.
Schwazer e la WADA
Il maratoneta italiano non potrà gareggiare fino al 7 luglio 2024. Confermati dunque gli otto anni comminati in un primo momento dopo la vicenda del doping riscontrato in occasione della vittoria ai campionati IAAF di Roma del 2016, immediatamente prima delle Olimpiadi di Rio. Secondo l’agenzia la positività dell’atleta è stata provata scientificamente al di là di ogni ragionevole dubbio. Una risposta che contrasta in modo evidentissimo con quelle che sono state le ultime rivelazioni, per altro dimostrate e assodate anche dal Tribunale di Bolzano nell’ambito di una indagine penale sull’atleta. E cioè che la positività di Schwazer era stata una truffa, una macchinazione per escludere definitivamente l’atleta, già positivo quattro anni prima ed escluso per questo dai giochi di Londra, da un potenziale ritorno alle gare.
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Braccio di ferro politico
La WADA dunque non sembra avere alcuna intenzione di riconsiderare la propria posizione. Così come la World Athletics del resto, che ha sostituito la vecchia IAAF, travolta da una serie di scandali legati proprio al doping. La questione Schwazer, anche per via del clamore mediatico che sta suscitando, sta diventando un vero e proprio caso politico.
World Athletics e WADA non hanno alcuna intenzione di fare un passo indietro. Perché questo creerebbe un precedente a fronte di numerosi altri ricorsi. Ma soprattutto finirebbe per incidere moltissimo sulla credibilità delle due istituzioni, pagate per altro dalle amministrazioni sportive di ogni singolo paese, CONI compreso.
La squalifica di Schwazer, secondo la WADA si potrà concludere solo il 7 luglio 2024 quando il matatoneta avrà ormai 40 anni. Nel comunicato stampa dell’agenzia, che reagisce alle ultime inchieste – giornalistiche ma anche della magistratura italiana – la WADA dice di “essere a disposizione delle autorità italiane per fornire ulteriori dettagli su questo caso e sulle conclusioni del giudice che lo ha valutato”.
La WADA ha motivato gli otto anni con la recidività dell’atleta.