Ha preso il via alle 11:45 a Milanello, la conferenza stampa del Milan con Zlatan Ibrahimovic che risponde alle domande dei giornalisti presenti. Il dirigente rossonero presenterà la nuova stagione del club rossonero.
Ibrahimovic, su domanda di Simone Nobilini, collega di Milan TV, parte raccontando il suo arrivo in rossonero e in dirigenza.
“Dopo 6 mesi ho già i capelli grigi… Si lavora. Dopo il mio ritiro dal calcio c’è un’altra libertà, nella vita, di fare le cose. Sono stato lontano dai miei figli e dalla mia famiglia per troppo tempo. Poi è arrivata una chiamata da Furlani, perché lui è un uomo del Milan, mi ha detto di venire a Milanello per fare un saluto e da lì è stato un ‘vediamo’. Non sapevo cosa sarebbe successo, è stato tutto in amicizia. Ero pronto per giocare, l’avevo detto anche a mister Pioli. Da lì in poi siamo andati avanti, ho avuto un incontro Cardinale, abbiamo parlato solo io e lui. Abbiamo fatto un meeting di qualche ora, in cui lui mi ha chiesto sulla vita, cosa voglio fare, della mia vita e mi ha proposto di tornare nel Milan essendo operative partner in Red Bird. Con Gerry sono stato chiaro: se devo entrare nel Milan, deve essere un progetto vincente. Chi conosce la mia mentalità, sa che io non accetto perdere, non che non mi piace perdere, e non lo accetto. Voglio vincere e vincerò. Gerry mi ha risposto: ‘Benvenuto’. Da lì siamo partiti”.
Cosa ti ha colpito di Cardinale?
“Parliamo la stessa lingua, abbiamo gli stessi pensieri. Gerry è un vincente, perché quando prende le cose le prende sul personale; anche col Milan è così: vuole arrivare nel suo modo, ha ambizione forte e chiara di creare un progetto vincente per il presente e a lungo termine. Io gli ho detto ‘Gerry, sono l’uomo perfetto, allora’. Serve intelligenza e ambizione“.
Qual è il tuo ruolo nel Milan?
“Sono operating partner di Red Bird, la mia responsabilità è nel Milan e lavoro con Furlani e Moncada. Sono coinvolto su tutto: Milanello, Casa Milan e Vismara. Ma non è un one man show: tutti hanno le loro responsabilità”.
Qual è il prossimo step?
“Il prossimo step è rinforzare la squadra. Gli obiettivi del Milan sono i trofei: vincere in Italia e in Europa. Perché la storia del Milan è anche in Europa. Negli ultimi anni il Club è tornato al top. Ogni anno gioca per i trofei. Dico sempre: il Milan non vince, il Milan fa la storia. Questa è la differenza tra noi e gli altri. Chi entra nel Milan deve avere questa ambizione. Chi è qui e non ha questa ambizione e questi obiettivi non avrà spazio. Nessuno ha detto che siamo soddisfatti dell’ultima stagione. Dopo una stagione si fa una valutazione, ma qui al Milan non c’è un limite: vogliamo essere più forti di quello che siamo oggi”.
Sei ottimista per il futuro del Milan?
“Sono molto ottimista, molto positiva. I dirigenti sono giovani, hanno tanta fame, vogliono fare la differenza. Noi abbiamo un piano che stiamo seguendo: non è che perdendo una partita si va in panico. È tutto sotto controllo e stiamo seguendo la nostra strategia. Il futuro è positivo. Non ci sono obiettivi personali: tutti lavoriamo per il Milan. Ma non è solo per parlare, non voglio fare promesse che non posso mantenere, andare davanti alla telecamera per fami vedere e blablabla. Voglio dimostrare che si lavora tutti i giorni, anche nel silenzio perché siamo un podcast o un talk show, anzi, il silenzio a volte è più pericoloso“.
Sul nuovo allenatore.
“Ringrazio Pioli per quello che ha fatto, lo ringrazio personalmente a nome di tutto il club. Quello che ha fatto rimane nella storia, ha portato trofei e quindi lo ringraziamo per tutti i meriti e tutti i complimenti che ha avuto. Paulo Fonseca sarà il nuovo allenatore del Milan. Abbiamo studiato bene il profilo, abbiamo scelto lui per portare la sua identità e per fare giocare la squadra in maniera dominante e offensiva. Dopo 5 anni volevamo portare qualcosa di nuovo si giocatori. Abbiamo studiato come allena, come prepara le partite, volevamo portare novità a San Siro. Con questi giocatori che abbiamo Fonseca è la persona giusta. Crediamo in lui”.
A che punto siete sulla trattativa Zirkzee?
“Dopo l’addio di Giroud, c’è Jovic, ma manca un posto. Cerchiamo l’attaccante. Zirkzee è forte, non è un segreto, ha potenzialità e ha fatto una grande stagione. Ciò che gira è realtà. Mi assomiglia? Non mi piace paragonare un giocatore. Lui gioca a me, arriva da scuola Olanda. Lui è Zirkzee, io ero Ibra“.
L’obiettivo minimo del Milan per la prossima stagione è raggiungere la seconda stella?
“Con Gerry parliamo la stessa lingua e abbiamo la stessa ambizione. Non sarei entrato qui se non c’era un progetto vincente. Quando abbiamo vinto lo Scudetto dicevano che non eravamo nelle top 4 del campionato, poi non è detto che non vinci. L’obiettivo è vincere. Ogni cosa che facciamo è per vincere trofei, costruendo una squadra competitiva. Garanzie non ce ne sono, ma ciò che stiamo facendo è per arrivare agli obiettivi che ci siamo proposti secondo la strategia che abbiamo. Non siamo qui per mostrare i muscoli facendo e far vedere che possiamo spendere più di tutti, perché non è così la realtà“.
Perché oggi parliamo di Fonseca e non di Lopetegui?
“Sui giornali ogni giorno c’era un nome: Moncada ne voleva uno, Furlani un altro, io un altro, Cardinale un altro. Ci sono le voci che girano e poi c’è la realtà. C’erano alcuni nomi sul tavolo e, alla fine, tra Lopetegui e Fonseca abbiamo scelto Fonseca“.
Avete parlato con Fonseca del progetto che avete in mente?
“Quando abbiamo deciso di salutare Pioli, abbiamo valutato e parlato con Fonseca. Ogni giorno parliamo e condividiamo la strategia. Lui ha i suoi desideri. Abbiamo anche un progetto di U23 molto importante per noi: vogliamo collegarla alla Prima Squadra e Fonseca è uno che dà possibilità e responsabilità ai giovani. Se hai un genio come allenatore e una squadra poco forte il miracolo lo fai una volta, forse due. Noi vogliamo mettere l’allenatore nelle condizioni migliori possibili“.
Come ti trovi nel nuovo ruolo?
“Dirigente… Mi devo abituare: è diverso dall’essere calciatore, qua si prendono decisioni. Sei amico dei calciatori, ma devi pensare al bene per il Milan. Devo crescere tanto e imparare tanto, ma abbiamo colleghi che mi aiutano“.
Perché non avete scelto Conte?
“Prima abbiamo studiato il tipo di allenatore e l’approccio nel suo gioco. Abbiamo scelto Paulo Fonseca e ci abbiamo parlato faccia a faccia. Queste cose le senti, hai un feeling, lui è molto ambizioso, ha tanta voglia di lavorare, di fare bene e di migliorare. Nel Milan c’è un allenatore, non un manager. Con Conte non abbiamo discusso perché i criteri che ci siamo imposti, con tutto il rispetto per lui, non era lui quello che cercavamo“.
Ti ha fatto soffrire il 20° scudetto dell’Inter?
“Sofferto no, io non soffro. Questa parola è per un perdente. Qua parli con un vincente, quindi l’Inter ci dà carica per fare ancora di più. Chi guarda le altre squadre è un“.
A che punto siete col nuovo stadio?
“Gerry vuole creare e fare qualcosa di nuovo e l’idea dello stadio, per me, è geniale. I milanisti meritano uno stadio che è wow. Gli americani di spettacolo e di show sanno cosa fare. L’ho visto quando ho giocato due anni lì. Poi sullo stadio risponderà Furlani“.
I top rimarranno?
“Theo e Maignan restano e anche Leao: sono giocatori tra i più forti nei loro ruoli e hanno un contratto con noi, sono felici. Non abbiamo bisogno di vendere. Grazie al lavoro di RedBird possiamo portare giocatori forti per migliorare. L’anno scorso abbiamo messo la base. L’attaccante non è un segreto: vogliamo prenderlo. Il mercato è tutti i giorni e ogni giorno arrivano report su giocatori. Mille chiamate ogni giorno per proporre i giocatori, chiamano anche voi per creare situazioni. Per finalizzare un giocatore è un processo che stiamo seguendo. Per noi l’importante è il profilo: possono anche essere i giocatori più forti del mondo, ma se non è nel nostro profilo non lo prendiamo“.
Quanto è importante aver lavorato con Mino Raiola nel tuo ruolo?
“Ho scelto di non parlare con i procuratori, non voglio avere dialogo con loro: io ancora sono bianco o nero, mentre Furlani e Moncada sono grigi. Io arrivo dalla scuola Mino, dalla scuola Galliani, che sono più diretti. Se i procuratori sbagliano con me, io sono bianco o nero. Oggi, poi vediamo. Poi se arrivano situazioni siamo dentro e parliamo. Però se arrivi dalla scuola Mino…“.
Perché oltre Conte non avete pensato a un allenatore italiano e perché questa squadra ha così pochi giocatori italiani?
“Conte? Per quello che cercavamo, il nome di Conte non è uscito. Dipende dal materiale che hai. Per noi il migliore per quello che abbiamo e per l’identità che vogliamo portare è Paulo Fonseca. Era importante per noi prendere un allenatore che andasse bene per la squadra che abbiamo. Per i giocatori italiani? Ci sono nella lista che stiamo guardando, però oggi… Non abbiamo nessuno in Nazionale, anche se secondo me Gabbia doveva esserci“.
Un commento sulle commissioni.
“Quando si parla di trattative si pensa sempre che il Club sia sotto pressione e prova a sfruttare la situazione. È una trattativa, si va avanti e dietro, non è beneficienza. Deve andare bene per il Club. Noi siamo smart e intelligenti, non è rock n roll”.
Quanto manca al Milan per vincere la Champions?
“Certo. Voglio vincere tutti i trofei possibili, ovvio. Poi non voglio la rivincita con la Champions da dirigente. Io voglio fare la differenza, con la idea e la mia visione. Qui inizio da zero. Da giocatore era un’altra cosa. Voglio vincere la Champions, ovvio. Stiamo lavorando per fare la storia“.
Come va con i rinnovi di Maignan e Theo? Le loro richieste sono compatibili coi parametri del Milan?
“Nelle loro situazioni tutto è possibile. Poi forse sai tu più di me sulle loro richieste… Da quando c’è Red Bird, i numeri sono positivi e possiamo fare questi discorsi senza andare in difficoltà economicamente. Non vogliamo andare in negativo. Grazie a questo lavoro, abbiamo la possibilità di fare tante cose importanti“.
Come migliorare?
“Abbiamo una strategia da seguire, poi sono i dettagli che fanno la differenza. Noi siamo come una Formula1 che va veloce sulla pista, ma se giri troppo veloce vai fuori strada. Devi essere controllato. Arrivare al top è più facile che rimanerci. Noi vogliamo rimanerci a nostro modo“.
Tu sei un’icona, il garante sportivo del progetto. Ci sono possibilità per altri investitori? Ci parlerai tu?
“Non ci ho parlato fino ad ora, se lo farò dipende da Cardinale. Non si è parlato di investitori. Furlani risponderà per più dettagli. Io rappresento RedBird: sport, intrattenimento, un po’ fashion, sono un vincente e non ho paura per le sfide“.
Come ti trovi nel tuo nuovo ruolo a parlare coi giocatori?
“Io non sono un dipendente del Milan, io sono un partner della proprietà. Gli ex giocatori portano il loro ego quando diventano dirigenti, perché pensano di sapere tutto. Io faccio il contrario: inizio da zero, devo crescere e imparare. Io non mi metto a fare l’allenatore o il direttore, Furlani fa il suo lavoro meglio di me“.
Perché non hai mai parlato prima?
“Quando c’è qualcosa da dire, si comunica. L’ho detto prima: non parlo per dire cose che non posso fare. Sono appena entrato, abbiamo scelto di non entrare subito nella comunicazione per vedere come va. Non è il mio show, non funziona così. L’importante è essere uniti. Parlare sempre non è il mio modo di lavorare. Non siamo soddisfatti come i tifosi. Poi le ultime settimane mi sono sembrate un po’ esagerate. Mi ricordo che l’anno prima di vincere lo scudetto, abbiamo giocato a porte chiuse e non abbiamo vinto. Con i tifosi abbiamo vinto subito: i tifosi sono molto importanti per questa squadra, ci danno forza. Se loro non sono soddisfatti, non lo siamo anche noi. Semplice“.
Ormai sei italiano, conosci il Milan, conosci San Siro. Come spiegare questa cosa alla proprietà americana?
“Gli americani ormai sono da un po’ nel calcio italiano e conoscono l’effetto di ciò che significa vincere e perdere. So come lavorano negli USA. Qui c’è un mix tra americani e noi che lavoriamo qui giorno dopo giorno“.
Come funziona la scelta su un giocatore, come partecipi tu, consigli investimenti maggiori se lo ritieni opportuno?
“Tutto quello che c’è in positivo si reinveste nella Prima Squadra, vogliamo migliorarla il più possibile. Poi c’è anche l’U23, ma l’obiettivo principale è per la Prima Squadra. Sono scelte condivise. Poi alla fine prendo io la decisione e loro mi seguono (ride, ndr)“.
A molti tifosi non piace Fonseca. Per voi è un allenatore top?
“Per noi Fonseca è il tecnico top, altrimenti non l’avremmo scelto come allenatore del Milan. Ai tifosi posso dire che arriva un calcio nuovo, sempre con rispetto per Pioli. Arriva un calcio dominante, offensivo, con equilibrio difensivo. Ci sarà un’altra energia. Sarà diverso. Pioli era pelato, Fonseca ha più capelli: ma sempre eleganza“.
Come dobbiamo interpretare i tuoi post? Hai parlato di 4-3-3, sarà quello il modulo?
“Con i social mi diverto: o mando messaggi, o messaggi indiretti, devi essere un po’ ispettore Clusoe per capire. Anche voi fate i giochi, e li faccio anche io. Solo che quando li faccio io arrivo a 100 milioni… Voi non lo so. Tu vuoi 4-3-3 o 4-2-3-1?”
Servirà anche l’inserimento di giocatori di esperienza?
“La squadra per il prossimo anno sarà ancora più giovane e a Fonseca piace lavorare con i giovani. Siamo senza Giroud e Kjaer, saremo ancora più giovani della scorsa stagione. Per questo il ruolo di Fonseca sarà importante“.
Quant’è lontano il Milan dai top club europei?
“Mah, sono momenti. Noi vogliamo avere stabilità per lottare con i più grandi club d’Europa. Inizia tutto in Italia: abbiamo una squadra competitiva, che può lottare, vogliamo dare più concorrenza ai giocatori che ci sono oggi per portare più risultati, ma sempre con i nostri profili“.
Quando all’ultima partita c’è stato il saluto a Pioli, c’eri anche tu: sono arrivati dei fischi alla dirigenza…
“Ai tifosi dico che il futuro è radioso. Fino a quando sono qua, il futuro è radioso, farò di tutto per vincere“.
Sei pronto a darci il tuo numero di telefono visto che sei un dirigente importante?
”No, non sono ancora pronto”.
Cosa ne pensi di Camarda?
“Camarda è più talentuoso di me alla sua età. È il futuro del Milan, ma non ha tutta la responsabilità addosso. Noi dobbiamo proteggerlo, farlo crescere per farlo diventare ciò che pensiamo possa diventare. Con lui si deve fare passo per passo, senza andare troppo veloce. Siamo felici. Può essere una banda come ex giocatori del Milan che ha fatto tutto il settore giovanile per poi arrivare in Prima Squadra. Dobbiamo rinforzare ancora di più il settore giovanile. Per me un Club come il Milan deve avere un’accademia forte per portare giocatori in Prima Squadra. Per me escono pochi giocatori per le possibilità che abbiamo. Quindi, per questo facciamo l’U23; il gap è troppo grande tra Primavera e Prima Squadra. Duellare con gli adulti per un ragazzo fa solo male. Con l’U23 in Serie C daremo più tempo ai nostri giovani di prepararsi al gioco degli adulti. Camarda non ha neanche iniziato, lui come altri ragazzi che abbiamo in Primavera“.