Consapevolezza, analisi, pragmatismo. Queste, le tre travi su cui si poggia la ripartenza di Jannik Sinner dopo aver solo sfiorato la finale del Roland Garros, per un bilancio, va ricordato, che rimane comunque assolutamente positivo, per quanto striato di venature amare. Perché il secondo major dell’anno era veramente a un passo, considerando anche la controparte nel tabellone. Peccato. Ma Sinner non ha mai capito davvero che significato abbia l’autocommiserazione. Esiste il lavoro, esiste la spinta costante verso un miglioramento senza compromessi. Esiste la compostezza difronte alle difficoltà, la pace armata con i propri dubbi e le proprie paure. Mai remissivo, sempre reattivo. Come il 5° set contro Alcaraz, in cui il numero uno al mondo ha tenuto testa, reagito e sorriso anche quando tutto sembrava crollare intorno a lui. Questo, dopo quasi due settimane di stop affogate in un filo di preoccupazione per il prosieguo di una stagione inizia tra coriandoli e fanfare.
Intanto, delusione a parte, il suo tennis è migliorato sensibilmente. Sulla terra in maniera ancora più limpida. Lì dove in carriera ha sempre avuto qualche piccola difficoltà in generale anche se spesso coincisa con alcuni problemi fisici. Una sola finale, vinta, contro Alcaraz nel 250 di Umago due anni fa. Il Roland Garros ha dimostrato che anche la superficie per lui più velenosa si sta trasformando gradualmente in una gabbia soffocante per i suoi avversari. E che il bilancio di Sinner, quindi, non può che essere positivo. Il suo cammino ora ripartirà dall’erba a metà giugno, per gioia dello stesso Sinner. La prima tappa sarà il 500 di Halle, in Germania, vero e importante test prima di volgere lo sguardo unicamente al verde di Wimbledon.