Il Milan è dei Milanisti. E’ vero, è un principio chiave da rispettare sempre. Ma l’AC Milan, fino a prova contraria, è una s.p.a. di proprietà per il 99,93%, ce lo permetta la Procura di Milano, di RedBird Capital Partners. Il memo sembra superfluo, ma è invece si sta rivelando in queste ore assolutamente necessario: va bene veicolare un concetto, manifestare e persino “bruciare” un allenatore, cioè Lopetegui, sui social. Ma poi, una volta chiarito per bene il messaggio, bisogna anche mettere un punto: le strategie di mercato, dall’allenatore alla nuova punta, vanno decise solo ed esclusivamente dalla dirigenza, che chiaramente dovrà prendersene le responsabilità, nel bene come nel male. E anzi, della dirigenza del Milan, nel caso, andrà apprezzato il coraggio: perché scegliere un allenatore in controtendenza, a dispetto di piste più “ruffiane” che piacciono a tutti, significa essere convinti delle proprie idee, qualunque esse siano. Di tempo per commentare, analizzare, comprendere, ne avremo tanto e lo faremo non appena avremo i comunicati, i fatti, e non le chiacchiere. Ma ricordiamoci che alla fine, a dare il verdetto finale, sarà solo ed esclusivamente il campo. Insomma, se la scelta collegiale, come piace dire a Casa Milan, ricadrà, come sembra in queste ore, su Paulo Fonseca, i Milanisti dovranno accettarlo e farsene una ragione abbastanza in fretta. Una tregua, per il bene del Milan, è assolutamente dovuta. Basta petizioni, basta crociate ad personam. Perché in palio non c’è un giochino di ripicche o di chi ha ragione, ma c’è il futuro del Milan: una stagione, quella 2024/25, che non può e non deve nascere sotto la cattiva stella delle divisioni, chiunque sarà l’allenatore.