La stagione del Milan è giunta al capolinea in una piovosa serata di fine aprile. Il derby perso in casa, che ha consegnato lo scudetto all’Inter, è solo l’immagine finale e il riassunto di quella che è stata la stagione rossonera. Un 2-1 che non ha lasciato scampo alla formazione di Stefano Pioli che, arrivato a questo punto della stagione, può considerare chiusa la sua annata. La qualificazione alla prossima Champions League, soprattutto dopo l’ufficialità delle cinque squadre, non è in dubbio. Altri obiettivi da raggiungere, quest’anno, non ce ne sono.
La programmazione futura del Milan è iniziata già da diversi mesi, Pioli ha sempre lavorato con l’ombra di un suo possibile successore sulle spalle. Il ciclo di Pioli con la formazione rossonera è stato positivo, e qui c’è poco da contestare: uno scudetto vinto, una semifinale di Champions League raggiunta, ha fatto rendere i propri calciatori oltre le potenzialità di ciascuno. In questa stagione, nonostante la squadra non abbia mai dato segni di cedimento, alcune scelte discutibili, soprattutto tecnico-tattiche, hanno confermato come ogni ciclo abbia la sua naturale conclusione. E Pioli, in questo ciclo, ha vinto e ha fatto tutto ciò che poteva fare.
Ma questo Milan deve tornare a vincere e attenzione, perché Pioli non è l’unico “colpevole”. Le colpe non possono mai essere attribuite a un singolo individuo, anche perché sono i calciatori a scendere in campo e, nonostante alcune scelte discutibili da parte dell’allenatore, spesso a rendere al minimo sono state le pedine da cui ci si aspettava di più. Ennesimo sintomo di un ciclo giunto al termine: il Milan deve tornare a vincere, e per farlo servono nuove basi per costruirci sopra una struttura solida.