Trovare un aggettivo migliore di perfetto è davvero difficile. Da oggi questo termine potrebbe essere coniato dal cognome di Jannik, ovvero Sinner. Sinner come perfezione, perfezione come la finale del Masters 1000 di Miami dove l’altoatesino si sbarazza fin troppo facilmente del bulgaro Grigor Dimitrov, liquidandolo in meno di un’ora e un quarto con il punteggio di 6-3, 6-1.
Masters 1000, la finale
Successo numero 2 in un master 1000, dopo quello di Toronto, 2 come il numero del mondo strappato a Carlos Alcaraz, per una vittoria, la 13a su 17 finali giocate. Partita abbastanza semplice da raccontare, perchè partita non c’è stata. Dimitrov arriva da due imprese di fila, fuori Alcaraz ai quarti e Zverev in semifinale, ma questo non gli basta per reggere l’urto di Sinner che risponde al bulgaro punto a punto fino al 2-2. Poi l’azzurro imposta il suo tennis, fatto di colpi forti, precisi e alle volte anche ad effetto, ai quali Dimitrov non ribatte più dopo il 4-3, per un 6-3 finale che chiude il primo set.
Sinner chiude i giochi
Il secondo parziale è una musica già sentita, ma sempre meravigliosa, perchè Jannik cambia marcia e manda il suo motore a mille facendo mangiare al bulgaro solo la polvere strappando il servizio al suo avversario al quarto game per poi consolidare sul 4-1. Il resto una semplice formalità perchè il ritmo di Jannik manda fuori giri completamente Dimitrov, che abbassa la testa fino al 6-1 conclusivo, che per Sinner vuol dire riscrivere la storia, prendersi il titolo di numero 2 al mondo e far capire allo stesso mondo, che il meglio non è ancora arrivato. E ora sotto a chi tocca!
Michele Moretti