“Le tue ali Bologna”: recita così l’inno felsineo, l’inno di una squadra che non vuole proseguire la sua splendida corsa e continua a sognare una qualificazione alla prossima Champions League che, a inizio stagione, era pura utopia. I rossoblù, a due mesi dalla fine del campionato, conservano il quarto posto in classifica e la distanza su Roma e Atalanta, in un rush finale che prometto spettacolo per come queste squadre ci stanno arrivando. Sono diversi gli artefici di questa macchina spettacolare: da Joey Saputo a Giovanni Sartori, da Thiago Motta a tutti i calciatori che stanno ponendo le basi per costruire qualcosa di importante.
Il segreto di Motta
Questo Bologna ha tanti segreti: uno dei più importanti, forse, lo ha attuato proprio Motta. Nessuna gerarchia, tutti sono alla stesso livello e sanno come rendere al massimo, per ottimizzare al meglio gli insegnamenti della filosofia del proprio allenatore. Contro l’Inter, in Coppa Italia, Motta ha lanciato tra i pali Federico Ravaglia. E lo stesso ha fatto nel recupero di campionato contro la Fiorentina. Nel momento in cui Lukasz Skorupski stava rendendo al massimo: chi avrebbe fatto come lui? Chi avrebbe avuto lo stesso coraggio? Il segreto di questo gruppo sta proprio in questo termine ultimo, in una vera e propria filosofia che Motta ha cercato di portare sin dal primo giorno.
Ecco perché questo Bologna è grande. Ognuno si aiuta a vicenda, in campo sanno cosa fare. Un calciatore deve essere adatto alla filosofia di gioco del proprio allenatore, Motta lo ha fatto sin dal primo istante ed è bravo perché vuole che siano i suoi ragazzi a prendersi i meriti. Poche volte in una squadra si crea un clima così coeso e sereno, e per questo motivo mai una sostituzione o un’esclusione eccellente è stata polemizzata. Tutti per ognuno, per provare a raggiungere qualcosa di speciale.