ESCLUSIVA SI Schelotto: “Sporting-Atalanta, Lautaro, il Catania del Cholo. Futuro? Torno in A, poi alleno”

Sporting-Atalanta è una partita che per Ezequiel Schelotto significa molto: due anni giocati in entrambi i club che lui stesso definisce indimenticabili tanto che a Bergamo ci poteva anche tornare, dopo il Brighton, come rivela nel corso dell’intervista rilasciata in esclusiva alla redazione di SPORTITALIA.

Non solo lo scontro di Europa League in programma oggi alle 18:45 però: il capitano del Barletta si è soffermato a parlare dell’Inter (“Ho il cuore nerazzurro”) degli amici Zanetti e Lautaro, del Catania del Cholo Simeone ed anche del proprio futuro.

Cosa ti porti dentro della tua esperienza allo Sporting?

“Ho potuto giocare in una squadra molto importante in Portogallo ed anche a livello internazionale, vivendo due anni straordinari e mantenendo tantissimi ricordi belli. I tifosi si ricordano di me, ho tanti ex compagni che sono ancora lì, così come dirigenti in società”.

Quali sono i ricordi più belli che ti legano a questa squadra?

“L’esordio in Champions l’ho fatto indossando quella maglia. Ho giocato 6 partite affrontando squadre come il Borussia Dortmund ed il Real Madrid. Ho avuto la possibilità avvicinarmi a vincere un campionato, ma alla fine siamo arrivati secondi a due punti dal Benfica, la rivale del derby. Nonostante questo ho solo bei ricordi di quella squadra e di quella città: rimane nei miei pensieri e nel mio cuore”.

L’Atalanta può vincere ancora all’Alvalade? 

“Negli ultimi anni la Dea ha fatto capire di essere una squadra forte, importante, con un allenatore che ormai è lì da tanti anni e con una società solida alle sue spalle. Ha dei giocatori molto interessanti, tanti di loro vanno nelle Nazionali. Nelle ultime stagioni ha calcato i campi europei con grandi risultati. Si troverà di fronte uno Sporting che a sua volta ha fatto capire di voler lottare per una competizione internazionale. Sarà una bella sfida, vedremo chi vincerà, spero e penso che la gente possa assistere ad un bello spettacolo”.

Ti sarebbe piaciuto tornare a Bergamo con Gasperini?

“Sì, mi sarebbe piaciuto. Qualche anno fa, quando ero in Inghilterra, il mio desiderio era quello di tornare in Italia dopo un anno di Premier giocato abbastanza bene, con una buona quantità di presenze al Brighton. Sarebbe stato bello, però a volte il calcio è anche questo. Non mi posso rimproverare nulla. Parliamo di una squadra e di una città che mi hanno dato la possibilità di farmi conoscere a livello calcistico. Ho passato due anni bellissimi a Bergamo, seguo ancora l’Atalanta, lì mi sono trovato sempre bene. Gasp è uno con cui mi sarebbe piaciuto lavorare”.

Come mai?

“Lo rispetto tantissimo, e lui è rispettato tanto nel calcio. Chissà, un giorno mi piacerebbe poterci scambiare due chiacchiere, ascoltare una persona che ha fatto così bene come allenatore mi aiuterebbe, perché il mio sogno, una volta lasciato il calcio è quello di diventare tecnico”.

Ci parli del tuo rapporto con Zanetti?

“Javier è un amico, che stimo tantissimo. Ci sentiamo ancora, è sempre disponibile, è una persona molto umile. Ogni volta che mi chiedono di lui non posso che esprimere parole bellissime, è una persona che mi ha aiutato tantissimo, in tutti i sensi. Continua ad essere il mio capitano, lo sarà sempre, è una persona straordinaria, merita tutto l’affetto che riceve ogni giorno, da tutti”.

Lautaro può arrivare, un giorno, a quel livello di affetto ed essere un simbolo come lui?

“Per il livello che ha raggiunto credo che non gli si possa già dire nulla. Ogni partita che gioca la gente è contenta: vanno allo stadio sapendo di vedere lui ed il biglietto è già ripagato. E’ un campione, ha ancora un’età giovane, ma se si mette in testa che vuole rimanere all’Inter, beh che dire? Sarà un giocatore ancora più storico, da qua a tanti anni si parlerà ancora tanto di lui. Spero di sì, quindi, dipenderà da lui. Ha già fatto tantissimo per l’Argentina, per l’Inter, mi auguro che continui su questa strada perché se lo merita”.

L’Inter affronterà ancora il Cholo, che ti portò al Catania degli argentini. Cosa ricordi di lui?

“Ho avuto la fortuna di averlo al suo primo anno in Europa come allenatore. Credo che lui ormai sia nel club degli allenatori più forti al mondo. E’ arrivato all’Atletico Madrid trovando una squadra che stava lottando per non retrocedere ed oggi è lì ormai da dieci anni. Purtroppo ha perso due finali di Champions, ma credo che come allenatore sia fantastico, è il numero uno”.

In che cosa? Ti caricava tanto?

“A Catania abbiamo conquistato la salvezza ed in quell’anno abbiamo fatto il record di punti, anche se poi sono arrivati Montella e tutti gli altri ed hanno fatto più punti ancora. Ma nella stagione 2010-2011 mi ricordo che sono arrivato in questa squadra piena di argentini, il Cholo mi ha aiutato tantissimo, mi ha fatto giocare tantissime partite, ho fatto il mio primo gol in Serie A contro la Lazio. È un allenatore che stimo tanto, le poche volte che ci siamo incrociati di nuovo ci siamo abbracciati, ci rispettiamo. Ho solo affetto e ringraziamenti. Poi aggiungo una cosa, come ho detto per Gasperini”.

Prego.

“Per il fatto che vorrei diventare allenatore un giorno, molte delle sue idee le avrò nella mia testa perché quando ero con lui, era come avere un uomo in più dentro al campo. Ti caricava durante la settimana, voleva che dessi il massimo e te lo trasmetteva, perché lui da calciatore faceva così. Ed ora come tecnico ti fa capire che se gli dai il massimo lui ti rispetterà sempre, ma che deve funzionare così: lui quando vede questo, ti dà spazio e fiducia”.

In Champions si riparte dall’1 a 0 per l’Inter.

“Vediamo cosa succederà, sono partite toste, parliamo di squadre come l’Atletico Madrid e l’Inter: entrambe fortissime a livello europeo. Credo che dovremo aspettare la fine dei 90 minuti per parlare perché può succedere di tutto. Entrambe sono attrezzate per vincere la Champions League però io ho il cuore nerazzurro e spero che passi Inzaghi”.

Ti piace l’Inter di quest’anno? E’ fra le primissime in Europa per il gioco che esprime?

“Il percorso fatto da Inzaghi dal suo arrivo è sotto gli occhi di tutti. Dal suo arrivo e prima ancora quello di Marotta e di giocatori fortissimi, credo che i nerazzurri abbiano stabilito un’idea di gioco precisa, una mentalità positiva, sostenuta da una società importante con Zanetti e gli Zhang che hanno creato una struttura aspettando il momento giusto”.

Aspettando in che senso?

“Hanno aspettato che Inzaghi potesse fare il suo lavoro, lo hanno riconfermato con fermezza, e sicuramente lo riconformeranno per i prossimi anni. Hanno fatto un progetto, insomma, cercando di capire prima cosa sarebbe successo. L’Inter sta dimostrando la bontà di questo progetto, perché anno dopo anno fa sempre più punti. Vediamo molti giocatori che vogliono arrivare lì ad indossare la maglia dell’Inter, giocatori forti. Molti altri che magari dovendo andare via, vorrebbero rimanere. C’è questa bella energia positiva, si vede in campo perché la trasmette chi gioca, ed anche chi non gioca”.

Insomma, meriti da condividere fra tecnico, società e giocatori?

“Sì, stanno facendo un lavoro straordinario, oggi l’Inter è la squadra più forte in Italia, l’anno scorso è arrivata in finale di Champions League e per poco non la vinceva giocando contro un colosso come il City. Io mi auguro che continui su questa strada e sicuramente lo farà perché credo nelle persone che ci lavorano dietro. Non si vedono in campo, stanno fuori, ma contano tanto. Poi c’è una tifoseria straordinaria che ti aiuta sempre a tirare fuori sempre il meglio di te ed allora credo che i nerazzurri si meritino questa riconferma di essere una delle squadre più forti a livello europeo ed a livello mondiale”.

Ci parli di questa tua intenzione della quale hai accennato nel corso di questa intervista, di fare l’allenatore? Che farà Ezequiel “da grande”?

“Fra due mesi farò 35 anni, ma ho voluto sposare il progetto di venire a giocare in Serie D. All’inizio, nelle prime 14-15 giornate è andata molto bene: giocavo, facevo gol, assist, ma dopo ho avuto un infortunio. Io continuo, voglio continuare a giocare a calcio, voglio continuare a dimostrare il mio livello e la mia voglia, e voglio continuare a vincere. E’ la prima volta che gioco in una quarta divisione, ma non importa la categoria: è stata una mia scelta, perché ogni giorno mi sveglio con l’obiettivo di tornare a giocare in Serie A”.

Addirittura?

“Per molti questa può essere una frase fatta, ma nella mia testa io penso proprio così. Nella vita non bisogna permettere mai a nessuno di farti smettere di sognare: voglio sempre crescere, vincere, trionfare, ho questa fame che mi caratterizza. La porto dentro da quando sono piccolo. “Non smetterò mai di correre” è stata una frase mia, la porto sempre con me. Ezequiel Schelotto non smetterà mai di correre. Voglio vincere i campionati: salire in Serie C, Serie B, Serie A. Sono fatto così, non vuol dire niente che fra poco avrò 35 anni, il calcio ormai è cambiato voglio giocare ancora per 3, 4, 5, 10 anni. Questo sport è la mia passione, lo amo ed ho sempre avuto i piedi per terra: sono umile, molto sensibile, a volte magari alcuni non lo capiscono perché non mi conoscono bene, ma io sono un guerriero dentro e fuori dal campo. Lotto per giocare, sempre mi metto a disposizione. Oggi sono il capitano del Barletta, ma voglio vincere sempre più in alto possibile. Mi piacerebbe tornare a giocare in Champions League, in Serie A, in Nazionale. Una volta che smetterò sicuramente continuerò a fare qualcosa con il calcio, voglio fare il patentino da allenatore, però oggi come oggi non ci penso perché ho ancora il tempo davanti”.

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