Hachim Mastour
Da “vincerò il pallone d’oro” alla B marocchina il passo può essere breve. Il fu gioiellino del settore giovanile del Milan, acquistato dai rossoneri nel 2012 dalla Reggiana per 500 mila euro, non ha brillato, inciampando pesantemente in ogni tappa del percorso. Ha vestito la maglia del Marocco una volta sola, divenendo il più giovane esordiente nella storia della nazionale nordafricana. Celebri i video di freestyle in cui mostra l’immenso bagaglio tecnico, non tradotto sul campo. Fallimenti in Spagna, Olanda e Grecia, poi un anno senza squadra. Ora, dopo aver giocato in patria all’Union Touarga, è senza squadra. Storia di una delle più grandi meteore del calcio moderno.
Samuele Longo
La testa è fondamentale nello sport e nella vita. Quando conquistò la Champions League baby nel 2012, beh, sembrava una promessa destinata a una carriera d’alto livello. La storia di Longo è quella di un ragazzo forse un pochino schiacciato dalle pressioni di chi poteva diventare un attaccante strutturalmente importante per il movimento italiano. L’Inter, per farlo crescere, lo gira subito dopo all’Espanyol, dove i numeri sono buoni e i segnali convincenti sul piano della personalità. Buone indicazioni a cui però fanno seguito tanti problemi e un lungo girovagare per l’Italia, tra Cagliari, Verona, il ritorno in Spagna al Rayo Vallecano. Prospettive mutevoli, caratterizzate da un egoismo forse superiore al tasso dell’attaccante modello. E le certezze, presto, si sono trasformate in difficoltà. Ora gioca nel Milan Futuro, dopo la stagione al Ponferradina, terza serie spagnola. Si fa spazio aiutando a crescere con esperienza i giovani rossoneri guidati da Bonera.
Lino Marzorati
Franco Baresi non ebbe problemi a dire che, ai tempi della Primavera, Marzorati sarebbe diventato l’erede di Maldini. Solo una presenza in prima squadra al Milan, passa in prestito all’Empoli nel 2006. E dire che in allenamento marcava con grande tenacia un attaccante del calibro di Shevchenko. Resta in Toscana per 3 anni, per poi trasferirsi prima Cagliari e a Reggio Emilia, sponda Sassuolo. La sua discesa è progressiva: Modena prima, Cavese e Lecco poi. Ultime tappe di una carriera ampiamente al di sotto delle prospettive prefigurate nel settore giovanile.
Simone Lo Faso
Lanciato in Serie A da De Zerbi: “Il talento più puro mai allenato in carriera“, disse il tecnico ora al Marsiglia. Tratto identitario del fantasista prediletto: rapidità e fantasia, viene da subito soprannominato ‘Il Ballerino’. Si muove danzando e senza avere timori reverenziali. A 13 anni passa dal Palermo al Siena: un biennio d’esperienza formativa, prima del ritorno tra i rosanero. Poi l’esordio da sogno 18 anni contro il Milan, un’altra decina di presenze, l’etichetta del nuovo Miccoli non facile da portarsi appresso. Nel 2018, alla Fiorentina, l’inizio degli incubi: debutto con la viola a Benevento, entra al posto di Chiesa e si ritrova subito in infermeria. La Fiorentina, a fine anno, non lo riscatta, così inizia un percorso di prestiti in C, dunque la discesa in D. Lo rianima la Folgore Caratese del direttore Michele Criscitiello: chiude l’annata con 4 gol, 2 assist e il raggiungimento dei playoff. Poi il Livorno, il Siracusa, ora l’Akragas. Missione rialzarsi perché a 26 anni nulla è da buttare.
Vincenzo Sarno
Alcuni dati sono lampanti. Le cifre del mercato erano già consistenti anni fa. Lo sa bene il Torino, che ingaggiava un ragazzino di appena 11 anni prontamente avvistato da un osservatore granata. È ritenuto un prodigio, tant’è che i paragoni si scomodano senza freni: “È il nuovo Gigi Riva”, sussurrano dalle tribune dei campi di allenamento granata. Non era ancora adolescente quando Sarno venne pagato 120 milioni di vecchie lire. Tante incomprensioni, spazi mancati e quel bimbo prodigio cresciuto a Secondigliano (che ebbe modo di parlare in diretta televisiva con il suo idolo Del Piero) dopo un mese lascia la casa granata: “Piangevo tutte le notti, non riuscivo più a stare lì”, spiegò più tardi. Torna a Napoli, prepara nuovamente le valigie e sbarca nella Capitale. Ma le parentesi più felici sono tra B e C, quel potenziale campione non ha retto le enormi responsabilità che le componenti dirigenziali avevano riposto su di lui. Ora, a 35 anni, gioca nel Pompei.
Francesco Macheda
È il 5 aprile 2009, chi scrive questo articolo sta frequentando le elementari ed è un grande appassionato di Premier League. Tutti sintonizzati su Manchester United-Aston Villa. L’uomo più atteso è Chicco Macheda, un esordio da sogno. Sir-Alex Ferguson, il professore, gli dà una pacca sulla spalla e lo manda in campo nei minuti finali. Il debutto è un sogno, che nel giro di pochi istanti diventa una favola sensazionale. Nei minuti di recupero segna il gol della vittoria (3-2) per i Red Devil. Sembra nata una stella, la sua carriera risulta davvero strana. Inizia sotto mille riflettori, prosegue nell’anonimato. Prova a rilanciarsi a QPR, Stoccarda e Doncaster, ci riesce a Birmingham, andando in doppia cifra. Una storia mordi e fuggi: in 12 anni ha cambiato una squadra a stagione, toccando anche le terre cipriote. Ora, a 32 anni, è all’Asteras Tripolis.
Raggio Garibaldi
Chi gioca a Football Manager dalla prima ora se lo ricorderà molto bene. Nel 2009 aveva i valori analoghi a Vidal. Ben presto quei dati numerici si sono disallineati, allontanandosi in via definitiva. Vinse il Torneo di Viareggio da grande protagonista con la Primavera del Genoa, poi l’esordio in A a 19 anni. Tante esperienze in prestito a farsi le ossa. Luci e ombre tra Pisa, Entella e Como, sempre con il tratto identitario incontrastabile: la personalità. L’architetto delle idee in mezzo al campo, il vigile pronto a smistare traffico e palloni. Ora al Sestri Levante in C, pronto a dare tutto per l’ennesima battaglia: la salvezza dei corsari.
Stefano Beltrame
Nella Juventus che vinse il Torneo di Viareggio del 2012, oltre a Rugani, Mattiello e Spinazzola, c’era anche Beltrame. Segnò anche il gol decisivo in finale contro la Roma. Conte non ebbe problemi a farlo esordire in prima squadra nel 2013. Festeggiò lo scudetto al termine della stagione. Inizia dunque un lungo giro per maturare e farsi le ossa, tra Bari, Modena, Pro Vercelli e Pordenone. L’estero lo attrae, totalizzando esperienze in Olanda, Russia e Portogallo. Ora, dopo aver giocato in Indonesia al Persib, club di proprietà di una vecchia conoscenza del calcio italiano, Erik Thohir, è svincolato.
Arturo Lupoli
Il ritratto perfetto di chi si è perso per strada lungo il cammino. Gioca negli allievi del Parma con Pepito Rossi quando molti addetti ai lavori lo etichettano come uno dei giovani dal futuro più prosperoso. Caratteristiche tecniche del numero diez prediletto: velocità straripante nei primi passi, dribbling ubriacante, freddezza sotto porta e fantasia nella visione di gioco. Dopo il fallimento del Parma, emigra in inghilterra. Lo aspetta l’Arsenal, Wenger ne parlò così: “Quest’anno sta segnando moltissimi gol con la formazione giovanile e sono sicuro che ne segnerà moltissimi altri in futuro, in ogni paese e in qualsiasi campionato, perché è un grande attaccante”. 27 reti in 32 partite, ma quelle dichiarazioni di Wenger furono un fuoco di paglia perché il tecnico non ci puntò mai realmente. Decide di crederci la Fiorentina, ma l’esperienza è poco felice perché lo spazio si riduce ben presto, complice la presenza di Mutu, che incanta a suon di colpi d’autore. Torna in Inghilterra tra Norwich e Sheffield, poi sbarca nell’universo della C alla Fermana. Dunque la parentesi alla Virtus Verona. Nel 2022 le ultime apparizioni, in D, con la maglia dei liguri dell’Imperia.
Guido Marilungo
Nel settore giovanile dell’Atalanta tutti lo vogliono. Attaccante rapido e scaltro, con ottimo senso della posizione, brilla al Torneo di Viareggio del 2008. Alla Dea le promesse doriane non vengono rispettate e la discesa tra C e D è costante e progressiva. Mazzarri lo fa esordire in Coppa UEFA, ma è chiuso da Pazzini e Pozzi, che s’alternano accanto a Cassano. La rivista spagnola ‘Don Balon’, nell’ottobre 2010, lo inserisce tra i migliori 101 giovani talenti calcistici nati dal 1989 in poi. Poi gli infortuni (quello al crociato molto impattante) e un lungo girovagare fino al ritorno a casa, al Montegranaro, nelle Marche. In Eccellenza. L’ultimo tassello prima del ritiro.