Loo L’estate che arriva può portare una delle più grandi rivoluzioni sulle panchine che il calcio ricordi, se non la più grande. Un terremoto figlio della innaturale stabilità degli anni e soprattutto dell’anno precedente, quando si è avuta una situazione di sostanziale immobilità sulle panchine delle big europee, irreale per il calcio moderno e più consona a quello di almeno 30 anni fa.
Di fatto qualcosa come solo 4 big europee su 15 potrebbero confermare l’allenatore, ovvero una transumanza di 11 tecnici da un panchina all’altra, o alla disoccupazione, o dall’inattività all’impiego.
Del resto di queste 15 big, l’anno scorso ben in 12 avevano mantenuto tecnico, ribaltando dunque adesso lo scenario in maniera diametralmente opposta.
In Spagna, Real Madrid e Atletico sono lo zoccolo costante d’Europa con Ancelotti e Simeone. Al Barcellona è stato costretto ad annunciare il suo addio Xavi, furbescamente per non farsi bruciare da un esonero in corsa. In cuor suo spera ancora di ribaltare il destino vincendo la Champions, ma intanto è stato già contattato Flick, così come un giro di perlustrazione è stato fatto con De Zerbi, ma la confusione è grande con sul tavolo i nomi spagnoli di Xabi Alonso – voluto da mezza Europa -, Luis Enrique, Arteta e Unai Emery.
Per l’appunto Xabi Alonso è anche il candidato numero 1 a rimpiazzare Tuchel sulla panchina del Bayern.
Ma il Liverpool non vuole farsi scappare l’occasione per il post-Klopp, e in caso non ci riuscisse allora si aprirebbe il varco per De Zerbi. Solo Guardiola al City è sicuro di rimanere, mentre incredibilmente Arteta all’Arsenal non ha dato garanzie di permanenza. Il suo addio potrebbe significare accasarsi a un’altra big d’Inghilterra, sempre che non vinca la Premier con i Gunners. Per questo il sostituto per lui è ancora nebuloso, ma potrebbe definirsi all’orizzonte la figura di Conte, che prova a riproporsi in Premier, specificatamente tanto a Londra quanto a Manchester sponda United, dove Ten Hag non ha mai convinto e potrebbe essere vittima dei sommovimenti societari. Incredibilmente potrebbe tenere il posto Pochettino al Chelsea – nonostante l’annata disastrosa – per evitare una ulteriore rivoluzione. Ma attenzione perché anche lì la figura di Conte potrebbe incombere.
Ad Antonio non dispiacerebbe l’opzione Parigi, totalmente dipendente dal percorso in Champions, ma lì c’è un capobastone come Campos che piuttosto sceglierebbe una opzione più facilmente manovrabile.
E poi l’Italia. L’unica che dovrebbe essere sicura della continuità è l’Inter con Simone Inzaghi.
Perfino la Juventus non è certa: Allegri in privato dice che vuole andarsene, ma in verità è una manovra per spingere a farsi offrire il rinnovo. Però Giuntoli finora da lì non ci sente, attende di vedere come finisca la stagione, e se è soddisfatto del rendimento non lo è invece per niente delle prestazioni e dello sviluppo del calcio. E spunta Thiago Motta dal monte. La piazza vorrebbe Conte o Zidane, ma sembrano scelte per altri budget.
La grande ombra di Conte si staglia dappertutto, a partire dal Milan. Che per ora non si smuove nonostante Conte avesse detto sì ieri, ma è indecisa anche lì tra la scelta dispendiosa, quella di Thiago Motta, o quella esotica – sul tavolo è finito anche il nome dell’allenatore del Girona sorpresa, Michel. Non è ancora totalmente fuori dai giochi Pioli, ma il suo destino dipende dalla vittoria in Europa League.
Non è proprio un mistero che Conte sarebbe la prima scelta per Roma e Napoli, ma di lavorare con De Laurentiis non ci pensa proprio, mentre la Roma rimane l’opzione di riserva. Dove De Rossi è arrivato come traghettatore, ma la qualificazione in Champions gli conserverebbe il posto. Stesso destino per Calzona al Napoli, e dunque opzione di 5 punti più difficile – come da ulteriore ritardo in classifica.
Ma nel caso di Napoli prevedere il futuro è roba da terno al lotto.