Quante volte abbiamo distrutto gli arbitri? Sempre. Quante volte abbiamo massacrato il var e tutta Lissone? Spesso. Però abbiamo una dote naturale: siamo onesti di testa. Quando c'è da fare i complimenti non devi sorvolare per poi massacrare quando commettono errori. Lo spazio va dato sia agli errori che alle cose buone. Roma-Inter, sotto il diluvio, non era facile da gestire. Per fortuna degli arbitri (e non solo) sulla panchina della Roma non ci sono più Mourinho e Foti a fare cinema, urlare, invasioni di campo. Facevano tutto tranne che allenare. Il secondo peggio del primo. Perché se Mourinho almeno ha vinto tutto e passa il concetto che fa il personaggio, il suo vice non lo conoscevano neanche nel rione di casa. In panchina bisogna saperci stare nei gesti e nei modi. De Rossi, anche in questo, ha portato un vento nuovo. Torniamo su Guida e poi torneremo sulla Roma. L'arbitro è stato bravo: dalla gestione alle scelte più complesse, non si è fidato di chi stava al var e non si è fatto intimorire dall'Olimpico quando ha preso la decisione più giusta. Se avesse annullato quel gol a Thuram avremmo dovuto chiudere il calcio. Altro che cartellino blu. Giocatore fermo e palla in direzione opposta. Se il portiere della Roma non è capace non è un problema di regolamento. La verità è che il gol di Acerbi è stato fortunoso e di istinto. Per il resto non c'era mezzo estremo per annullarlo. Guida è uno dei più bravi che abbiamo in Italia e si pone anche bene con i calciatori, senza gesti plateali all'Orsato e senza gli isterismi di Massa o la mediocrità di Abisso e Di Bello. L'Inter fa paura. Una macchina perfetta. Ribaltare con facilità, in 45 minuti, una Roma così bella non era assolutamente facile. Inzaghi ha fatto diventare semplice anche il complicato. Negli anni scorsi eravamo in 5 sul carro di Simone, adesso bisogna prendere il biglietto. Simone è un mago nella gestione, nella preparazione della partita ma soprattutto nella lettura dei match. Bravo anche a gestire i big dello spogliatoio. La famiglia Inzaghi, grazie all'educazione data dai genitori, ha avuto tutto. Pippo era un fenomeno da calciatore, Simone bravino ma niente di che. Le vite di un calciatore sono due, prima e dopo. Il dopo, invece, Dio ha dato tutto a Simone e meno a Pippo. Un grande allenatore (Simone) e l'altro ancora in cerca di identità (Pippo). A Salerno hanno cambiato ma non era difficile immaginarlo. Lo avevamo scritto al suo arrivo che Pippo aveva fatto una cretinata. Non ci ha ascoltato perché voleva giocarsi la carta della serie A ma Salerno non era il posto giusto per lui. La società non era giusta. Doveva aspettare Cremona, Palermo o altre piazze di B che puntavano a vincere. Pippo è uno da B a vincere e non da A per salvarsi.
Il tempo è galantuomo e anche se non abbiamo ancora le certezze future le prime indicazioni sono chiare. La Roma ha buttato, almeno, due anni. La colpa principale è stata dei romanisti che hanno glorificato Mourinho senza alcun motivo. La società è andata in difficoltà perché la piazza ha gestito malissimo questi anni. Mourinho unico Dio, Mourinho Re di Roma ma il dato era chiaro e lo diciamo da tempo. Il portoghese, ormai, non può più competere per grandi palcoscenici. Il calcio cambia e se non ti aggiorni resti indietro. Mourinho appartiene ad un calcio di 10 anni fa. Ora le cose sono diverse. De Rossi sta vivendo l'ignoranza del nostro calcio. Senza un minimo di equilibrio. Prima gli davano del fenomeno e predestinato senza aver allenato una squadra e senza aver fatto una presenza in panchina. Su quale basi? Nessuna. Poi il flop Spal dove il problema non erano gli allenatori e tutti a pensare fosse un incapace. La verità è che De Rossi non era un fenomeno prima della Spal, non era un incapace dopo la Spal e non è diventato di nuovo fenomeno adesso. De Rossi è capace ma ha bisogno di esperienza come tutti. Ha delle belle idee, anche innovative, gestisce bene i calciatori come fossero compagni ma con la distanza giusta tra allenatore e calciatore e può arrivare lontano. Intanto ha già fatto capire a tutti la differenza tra un allenatore giovane preparato e Mourinho.
A Bari è stata la settimana del caos. Ha fatto tutto Aurelio De Laurentiis che le avrà dette anche male le cose ma ha detto solo la verità. Ovviamente non si poteva e non si doveva dire perché siamo nel Paese dei finti perbenisti. E' intervenuto il figlio per prendere le finte distanze dal padre e per negare che quella detta a Napoli fosse la verità per Bari. Il sindaco si è indignato, i tifosi anche ma quando al 91' di Bari-Cagliari erano in serie A i baresi non sapevano di essere la succursale di Napoli? La differenza anche nel prefisso è minima. 080 Bari, 081 Napoli. De Laurentiis ha fatto diventare una grande città provincia di un'altra grande città. Ovviamente parliamo sempre di calcio. I baresi fingono di non sapere e si stupiscono ma i fatti sono abbastanza chiari. Anche nel passaggio dei calciatori. Se Bari cerca gloria personale deve pretendere una proprietà diversa, con tutti i rischi del caso.