Tiago Pinto ha lasciato Roma, come promesso, al termine della sessione invernale di calciomercato. Una sessione brutta e povera per tutti. Nessuno ha speso e nessuno ha osato. In fin dei conti va bene cosi a tutti. Chi rischia di retrocedere doveva fare un mercato diverso, in primis Sassuolo, Udinese e Cagliari. Si è mossa bene la Salernitana ma anche da Sabatini ci si aspettava qualcosa in più. Mercato importante per il Monza che alla fine è l’unica che avrà poco da chiedere a questa stagione di metà classifica. La Roma in un mese ha perso allenatore e Direttore Sportivo. Adesso è autogestione, De Rossi è il presente ma non il futuro e il sogno Conte è destinato a restare tale. Fa specie leggere le dichiarazioni di addio di Tiago Pinto dove si dice da solo che è stato bravo e sempre da solo dice che la Roma di oggi è più forte di come l’ha presa al suo arrivo. Premesso che è tutto da vedere che questa squadra sia più forte ma dovremmo aggiungere “e ci mancherebbe” visto che ha speso 700 milioni e sono quasi tutti volati via dalla finestra senza aver patrimonializzato nulla. Purtroppo continuiamo ad affidarci a direttori sportivi stranieri ma i Presidenti devono capire che in Italia abbiamo una concezione tutta strana di fare calcio e mercato e, seppur bravi, i dirigenti stranieri nel nostro Paese fanno molta fatica. L’allenatore può essere l’eccezione ma i dirigenti che arrivano in Italia trovano un muro ma soprattutto devono combattere con una mentalità diversa. E alla fine il Direttore straniero perde, quasi, sempre. Tiago Pinto non ha valorizzato il club ha solo fatto raccolte di figurine, ha gestito malissimo Mourinho e in un colpo solo si sono annientati a vicenda. La Roma non ha futuro per come è stata costruita e serve un duo tra panchina e scrivania capace di rifondare. E per rifondare serve tempo, lo sappiamo.
Intanto la Fiorentina sta facendo fatica nel nuovo anno. Italiano sta facendo svanire la magia del girone di andata dove a Firenze hanno sognato davvero di entrare tra le prime 4. Il tempo c’è e nulla è perduto però le notti come quella di Lecce ti fanno capire che senza testa non arrivi lontano. La squadra si è smarrita ma se perdi in quella maniera a Lecce non è un problema di organico o fisico. Il problema è solo di testa. Italiano deve chiudere bene la stagione per Firenze ma anche per il suo futuro. E’ un bravo allenatore, capace, con idee e ha il futuro assicurato ma questi alti e bassi che ha durante il campionato spaventano le grandi società che lo stanno seguendo con massima attenzione. In primis Napoli e Roma che sognano Conte ma guardano alla realtà con Thiago Motta e Vincenzo Italiano. La Fiorentina ha un grande futuro grazie agli investimenti fatti dalla società però sul campo bisogna iniziare a dare continuità ai risultati. Altrimenti anche questa stagione rischia di finire nel pieno anonimato.
In chiusura un passaggio in serie B. Bari, il centro del discorso. Il calcio è strano, bello ma a volte crudele. Una società e una squadra che la scorsa estate era in serie A fino al 93’, per un gol preso allo scadere è rimasta in B e rischia addirittura di finire nei play out. Allora cosi tutti passano, in 5 mesi, da eroi ad incapaci. De Laurentiis junior era il nuovo idolo, dopo San Nicola. Polito il direttore del futuro e Mignani l’allenatore emergente di tutta la serie B. Oggi De Laurentiis jr è quasi costretto a vendere, Polito le ha sbagliate tutte e l’allenatore è stato esonerato da mesi e con lui è vicino all’addio anche il suo successore Pasquale Marino. E’ un problema di testa e di stabilità. Il Bari paga a caro prezzo il finale dello scorso campionato e quando le stagioni si mettono cosi male bisogna solo salvare il salvabile senza piangersi addosso per quello che doveva essere ma non è stato. Lo Spezia ha lo stesso problema. A volte ci sono le favole che iniziano in serie C e, per sbaglio, finiscono in serie A. Quello però è il caso del calcio. Nulla a che fare con programmazione e capacità. I rischi sono anche di fare il contrario. Parti dalla A e inizi la discesa di tutte le scale e finisci in C. Ci vuole equilibrio. Il Bari è a pezzi ma se la squadra si scioglie il rischio di finire male è concreto. Nonostante un organico da promozione diretta.