Come torna il calcio dalla Supercoppa in Arabia? Con tante polemiche arbitrali e con due certezze: Inter e Napoli sono sullo stesso livello. E questa è già una grossa notizia rispetto all’inizio disastroso dei partenopei e al doppio cambio in panchina, Garcia dopo Spalletti, Mazzarri dopo Garcia. È certamente un altro Napoli, più compassato, più lento nella manovra, ma con più sicurezze nel gioco che dal 4-3-3 si è modificato in un 3-4-2-1 o in un 3-5-2. Questi ultimi sono schieramenti più congeniali a Mazzarri e rappresentano ovviamente una totale rottura col passato. Si “riconoscono” solo Lobotka e Kvara, in attesa dei ritorni di Anguissa e dell’ormai partente Osimhen. Ci saranno gli inserimenti dei nuovi ma nessuno poteva presagire una tale rivoluzione a gennaio dopo uno scudetto appena vinto. Il calcio è questo e il passato non ha nemmeno il tempo di essere archiviato che bisogna pensare subito al futuro senza troppi rimpianti o indecisioni. Le accuse, i processi, i colpevoli già metabolizzati nel giro delle festività natalizie. Le scorie arbitrali di quella finale sono però rimbalzate fino sui nostri campi con ulteriori errori, veleni e interviste a pupazzi mascherati e anonimi. Questa è l’era dei Gravina e dei Rocchi: quando finirà sarà sempre troppo tardi perché la guerra intestina agli arbitri l’hanno innescata loro. E comunque, guerra o non guerra, la gestione arbitrale è disastrosa tanto da mettere in dubbio persino la validità del Var. Si riveda soprattutto il criterio di giudizio che penalizza l’arbitro richiamato dal Var. In questi casi non andrebbe mai espresso un giudizio negativo perché la volontà di modificare un errore è il caposaldo filosofico dell’azione arbitrale. Se alla fine si ottiene il risultato di un intervento positivo ci dovrebbe essere un premio, non un voto negativo… Questa è solo una stortura del sistema, ma ce ne sono altre come le differenti interpretazioni davanti a casi analoghi. C’è bisogno di aria nuova per gli arbitri e attorno agli arbitri.
Paolo De Paola