L'ultima finale di Supercoppa Italiana è stata decisa da due episodi che hanno coinvolto, in positivo ed in negativo, i due centravanti argentini di Inter e Napoli: Lautaro Martinez, autore del definitivo 1 a 0 e Simeone, che ha ricevuto il contestatissimo cartellino rosso che ha cambiato il match. In Italia d'altronde, la presenza di attaccanti provenienti dal Paese di Maradona è una costante, da sempre, come testimoniano i vari Beltran e Dybala, che in modi differenti stanno cercando di lasciare il segno in questa stagione calcistica.
In esclusiva per SPORTITALIA è intervenuto l'ex vice c.t. della Seleccion, José Di Leo, che di centravanti argentini ne ha visti passare tanti negli ultimi anni. Oltre che in Nazionale infatti – al fianco di Edgardo Bauza – Di Leo vanta una lunga esperienza sia a livello di club (Rosario Central, Colon, San Paolo ed LDU Quito alcune delle società con le quali ha collaborato, oltre che San Lorenzo, dove lavora attualmente) che di Nazionali (Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti).
Cosa ha significato per lei allenare Messi?
"E' stato il massimo cui potessi aspirare nella carriera. Ha significato molto per me essere stato al fianco di Bauza nella Selección argentina. Vedere il miglior giocatore del mondo e di tutti i tempi da così vicino è stato un lusso. E nel vederlo nel lavoro quotidiano ho potuto constatare come fosse una persona incredibile al di là di essere una fuoriserie come calciatore".
Cosa le piace di più di Lautaro, sempre più leader dell'Inter?
"Quando io allenavo la Nazionale maggiore lui era nella Sub 20. Lo vidi dunque da vicino e mi colpì la potenza che aveva, l'istinto del gol e tutti i movimenti che faceva per arrivare a smarcarsi e segnare. Ha ancora tantissimo da dare al calcio e farà parlare tantissimo di sé. Se Messi resterà il primo marcatore della Selección, credo che il Toro potrà diventare il secondo superando Batistuta".
L'istinto del gol di Crespo, alcune giocate di Aguero: chi le ricorda di più come caratteristiche?
"Come stile e movenze mi ricorda per certi aspetti Crespo. Il Kun, altro fenomeno, veniva più indietro partecipando di più all'azione fin dal principio. Lautaro è più giocatore d'area rispetto a lui, quindi lo vedo più vicino ad Hernán".
Dybala ha vinto tantissimo. Che carriera avrebbe fatto senza infortuni e quanto ancora ha da dare al calcio d'alto livello?
"Dybala ha tanto da dare ancora. La cosa migliore sarebbe che riuscisse ad avere più continuità di gioco. A causa degli infortuni non ha sempre potuto dare tutto quello che aveva da dare al calcio. Gioco, tiro, assist: è fantastico. E aggiungo: è relativamente giovane ancora, dunque può ancora crescere sotto certi aspetti".
Che ne pensa di Beltran?
"Beltran è rimasto poco in Argentina. Ha fatto bene al Colon, al River si è adattato subito bene. E' un giocatore che "si sente" molto dentro l'area di rigore. Crescerà tanto in Italia".
Il Cholito Simeone è riuscito a vincere nella squadra che fu di Maradona. Lo meritava per ciò che lascia in campo ogni partita?
"Simeone è un giocatore di grande temperamento, sacrificio. Assomiglia al padre da questo punto di vista. Un ragazzo che è cresciuto bene, dal basso, senza che gli venisse regalato nulla. Ha fatto bene ovunque sia stato d'altronde, perché è uno molto competitivo".
Higuain è stato il miglior "9" argentino, fino ad ora, dopo Batistuta?
"Higuain è uno di quelli che mi ha sorpreso di più allenare per la tecnica che ha. Un attaccante straordinario, vedendolo da vicino e allenandolo ho potuto capire molte cose in più di lui che dallo stadio o dalla TV non avevo colto. Per esempio proprio a livello di tecnica pura: è sorprendente, ne ha molta di più di quella che pensavo. Avrebbe meritato molto di più nella Selección. È stato uno dei migliori 9 di tutti i tempi dell'Argentina".
Icardi dopo l'Inter avrebbe potuto avere una crescita differente?
"Icardi ha avuto il momento di massimo splendore in Italia. Non ha continuato a crescere forse, ma ha fatto vedere di cosa è capace e di avere grande istinto del gol".