La Juventus aveva un’idea chiarissima: prendere il centrocampista soltanto a patto che non metta a rischio – neanche al 5 per cento – gli equilibri fin qui ottenuti. È nata l’ipotesi Henderson per 18 mesi ma a condizione di poter uscire dal prestito il prossimo giugno, a quelle condizioni sarebbe stata una possibilità. Ma se ci fosse qualcuno, per esempio l’Ajax, capace di rilevare 18 mesi di contratto senza clausole in modo da consentire all’ex bandiera del Liverpool di tornare in Europa, nessuno – in casa Juve – si strapperebbe i capelli. Gli equilibri tecnico-tattici vanno giocoforza a braccetto con quelli economici-finanziari e non si può sgarrare di un centimetro. Allegri è felice così, quindi un eventuale innesto dovrebbe essere in linea con la sua intoccabile filosofia. Le parole di Giuntoli di poche ore fa sono una chiusura definitiva, è giusto aspettare soltanto per precauzione ma la linea è chiara. L’orientamento resta sempre quello di mandare a giocare Kean per cinque mesi (il Monza spinge da giorni più degli altri, ma è una partita da definire con l’Atletico Madrid in agguato da sabato scorso) e il grande investimento per il centrocampo sarà rinviato alla prossima estate. Questo non significa che verrà chiusa la porta a un rinforzo entro il primo febbraio, alle note condizioni, ma che la cassaforte verrà aperta a luglio. Si parla tanto di Ederson per il futuro, mai stata una possibilità a gennaio, ma forse qualcuno ha confuso Ederson con Henderson dimenticando sia l’”h” che la “n”. Il vero obiettivo della Juve si chiama Koopmeiners, un nome che abbiamo già speso. Ovviamente se ne riparlerà in estate, l’Atalanta chiede da 45 milioni in su: per la Juve l’olandese volante e pensante è davvero l’unico in grado di garantire un immediato salto di qualità. Nessun riscontro, invece, su Samardzic, al netto di presunti -inesistenti – incontri con l’Udinese nella scorsa settimana. La Juve lo apprezza, ma oggi non lo ritiene prioritario. La Juve sa quanto costa, ma si è fermata lì. Il Napoli ha fatto, invece, di corsa: domenica sera la telefonata a sorpresa – che abbiamo svelato – di De Laurentiis a Setti, più veloce della luce sull’autostrada per Cyril Ngonge. Quella telefonata ha portato alla svolta: Ngonge al Napoli per 20 milioni più 2 di bonus, bel colpo e plusvalenza piena -enorme – per l’Hellas che lo aveva preso a zero proprio un anno fa.
José Mourinho sollevato dall’incarico è una scelta non contestabile. Ci siamo sorbiti anche i retroscena di chi ieri aveva considerato l’esonero “impossibile”, con il senno del poi sono bravi tutti… Mou non ha mai dato un gioco alla Roma in due anni e mezzo, ha vinto una Conference League celebrata come se fosse un Mondiale per Club, ha sempre bucato la qualificazione in Champions League che era uno degli obiettivi quando i Friedkin lo hanno chiamato dandogli una barca di soldi. Certo, se avesse vinto la finale di Europa League contro il Siviglia… Con i se e con i ma oggi qualche disperato sarebbe diventato la persona più ricca al mondo, quindi evitiamo questi discorsi. Piuttosto aggiungiamo che in due anni e mezzo Mou è diventato famoso, oltre che per i meravigliosi bonifici che ha ricevuto, per non aver dato un minimo di gioco alla squadra. Neanche per sbaglio, mai una prestazione decente per tre settimane di fila. E per aver perso quattro derby su sei, record quasi mondiale. Se aggiungiamo la disastrosa gestione di Tiago Pinto, sempre all’interno di questi due anni e mezzo, il quadro è completo. Le vedove di Mou e Pinto possono cuocere nel loro brodo, la Roma aveva bisogno di una svolta del genere per risultati mediamente insufficienti che non possono essere coperti dalla conquista di una Conference e da una finale di Europa League. Il bello (il brutto) di questa vicenda è che qualcuno se la prende con i Friedkin piuttosto che elogiarli per aver investito una barca di soldi. La Roma deve cercare di stare aggrappata al carro Champions in qualsiasi modo: la prossima estate sarà inevitabile una rivoluzione non solo per inadeguatezza dell’organico, ma soprattutto perché in tanti andranno via tra contratti scaduti, clausole, prestiti non rinnovabili. I Friedkin non dovranno mettere mano al portafoglio, piuttosto aprire la cassaforte pur sapendo che la Roma dovrà sempre rispettare i paletti Uefa. Il bello (anzi, il brutto) di questa vicenda è che a Mou erano rimasti un paio di difensori mediatici, quelli precostituiti, gli stessi che hanno affondato le vendite in edicola e che stanno lì per inerzia. “Mourinho sta facendo miracoli”: faceva già ridere così. La verità? Mourinho stava collezionando miracoli al punto che lo hanno sollevato. DDR, alias Daniele De Rossi, era l’unica pista praticabile almeno fino a maggio: buona fortuna. DDR vuol dire appartenenza, entusiasmo, fedeltà e zero alibi senza parlare ogni giorno di un arbitraggio o dei massimi sistemi. La Roma è libera.