Andrea Agnelli non è mai andato via, si è solo preso un periodo di pausa. Vabbè poi la legge la chiama squalifica ma cosa volete che sia, 10 mesi e passa la paura – e anzi a gennaio ci sarà l’ulteriore ricorso per vedersi ridotta se non cancellata l’esclusione che comunque termina a giugno.
Sta riarmando le truppe, e il progetto è di riprendersi la Juventus. Una scalata che presuppone un equipaggiamento all’altezza dell’impresa, e dunque non è un’operazione che possa avvenire dall’oggi al domani, e nemmeno immediatamente all’indomani della fine della squalifica. Ma la vision finale c’è.
Che intanto tra poco vivrà un passaggio non nodale della ripresa di Madama, ma che può essere un elemento a favore nel far girare il favore politico. Perché tra 5 giorni, di 21 dicembre, dovrebbe arrivare la sentenza della Corte Europea sulla liceità o meno della Superlega – o detto meglio: sul monopolio organizzativo della Uefa (e della Fifa, del Cio etc.). Dico dovrebbe perché già a dicembre dell’anno scorso era attesa, ma poi di rinvio in rinvio si è arrivati a esattamente 12 mesi dopo, anche se stavolta dovremmo esserci.
Andrea Agnelli, liberato dal ruolo con il club, trasferitosi saltuariamente ad Amsterdam, con la società di comunicazione A2A (nome curiosamente coincidente peraltro) svolge una costante attività di lobbying su media e istituzioni per promuovere la causa della Superlega, ma rimanendo nell’ombra – stay behind, come gli agenti in sonno – per evitare che la sua figura così gravemente allordata possa inficiare l’immagine che si vuole promuovere della Superlega.
E siccome tutto si tiene, il suo fedelissimo Richelieu, l’ex capo comunicazione Juventus, cioè Claudio Albanese, ma che sarebbe più corretto definire braccio destro di Agnelli o suo alter ego, non più tardi di tre settimane fa annunciava il suo incarico di senior advisor di FGS Global, una società di comunicazione che tra le cose altro non è che la società di comunicazione che cura la questione Superlega per la A2A di Agnelli – tutto si tiene per l’appunto.
Ma quella della sentenza europea come detto è solo una tappa. Che per inciso, stando ai bisbiglii politici a Bruxelles e in Lussemburgo, non sembra preparare un terreno fertile per la Superlega, ma per carità tutto è possibile.
Di sfondo per Andrea Agnelli come menzionato però c’è ll riprendersi la Juventus.
Difficile sotto tanti punti di vista. Il primo di tutti, quello più vilmente economico. La Juve è un buco (bianco) nero che negli ultimi 4 anni ha succhiato da Exor la cifra immonda di circa 1 miliardo di € – in un periodo non certo facile economicamente, e dovuta alle conseguenze della gestione scellerata di Andrea Agnelli negli ultimi anni. Anche per questo, la Juventus per Exor e John Elkann rappresenta un problema da risolvere.
Attenzione: risolvere non vuole dire liberarsene. Mai e poi mai la Juve sarà dismessa da Elkann come una voce di perdite, perché troppo importante per l’immagine della famiglia per essere trattata come una normale azienda in perdita. Ma è altresì vero che è anche una sorta di male necessario, non certamente vissuta con amore e pervicacia dall’ala controllante della famiglia. La Juventus deve rimanere della famiglia Agnelli, ma magari si può trovare un nuovo assetto societario che non sia esclusivamente finanziato da Exor.
La rincorsa di Andrea Agnelli è lunga, parte da lontano, dai rapporti intessuti con l’Arabia Saudita in illo tempore quando è fautore in Lega Calcio della rottura del rapporto di concessione dei diritti tv al Bein Sports qatariota – in favore di un nuovo polo saudita che sarebbe dovuto nascere e che sarebbe stato dedicato alla Serie A, con il lavoro di sherpa di Romy Gai, per 14 anni capo marketing della Juventus di Giraudo e Moggi, prima di diventare amministratore delegato della lega calcio degli Emirati, e poi referente principale per il calcio in Arabia Saudita (a lui si devono le Supercoppe Italiane organizzate in Arabia).
La storia ha poi dimostrato che quel tavolo fu fallimentare: la Serie A paga ancora adesso il non aver rimpiazzato il ricco contratto sovrapprezzato con Bein Sports, perché in Arabia andò a finire che di canali dedicati alla Serie A non se ne fece niente, e per di più per un anno la Lega Calcio fu costretta a dare i diritti gratis su YouTube per il Medio Oriente. Nel frattempo Romy Gai però è diventato semplicemente il capo economico della Fifa, la quale nel 2034 organizzerà i Mondiali proprio in Arabia Saudita.
I rapporti con l'Arabia però per Andrea Agnelli sono rimasti intatti negli anni non si sono persi, e adesso che è stato escluso può riorganizzare l’assetto liberamente.
Come detto, l’obiettivo è la Juventus. Quando sarà il momento giusto e ci saranno le risorse necessarie.
Risorse che in quella capacità possono essere garantite solo da un fondo di provenienza saudita che si affiderebbe in maniera fiduciaria a un Andrea Agnelli capocordata, presidente finanziere in questo caso. Un fondo che non può essere esclusivamente quello sovrano saudita – per intenderci Pif, quello sovrano proprietario del Newcastle (per quanto sempre a strisce bianconere): perché Pif diventerebbe primo proprietario snaturando il concetto di Agnelli alla guida. Ma sicuramente potrebbe partecipare insieme ad altri fondi più o meno ’privati’ sauditi, per quanto totalmente privati non lo siano mai.
Del resto non dimentichiamoci che dietro i fondi americani che avrebbero finanziato la Superlega, c’era proprio l’Arabia Saudita stavolta proprio con il fondo sovrano: l’intenzione era portare di peso l’élite del calcio europeo a giocare in Arabia, salvo poi dover ritrattare il progetto ed essersi messi in proprio, organizzandosi la lega araba però comprando in massa i campioni europei su suolo saudita.
Il progetto dei Mondiali è il fine ultimo saudita, e in mezzo c’è tutto quello che può promuovere l’eccellenza nel calcio d’Arabia. Una Juventus di nuovo in mano ad Agnelli ma powered by Saudi money sarebbe sicuramente motivo di prestigio e utile volano per accrescere il livello di contiguità con il calcio che conta, E se dovesse arrivare anche una sentenza positiva sulla Superlega, i tempi sarebbero accelerati, con l’Arabia naturale candidata ad accogliere le squadre europee per lunghi soggiorni.
L’idea è complicata, di difficile realizzazione, e di ancora più complessa strutturazione nella sua preparazione.
Ma Andrea Agnelli è vivo e lotta tra noi, si è solo preso una pausa.