E’ una questione di stile. Non come porti un cappotto o per quello che dici. Lo stile si misura dalle azioni, dai tempi e dai modi. L’aspetto molte volte inganna le persone; c’è chi si vende meglio e chi invece si vende peggio. Siamo abituati alla forma e poco alla sostanza. Giudichiamo le apparenze senza conoscere fatti e personaggi. Fatta questa premessa giudico quello che vedo. Non conosco Paolo Maldini ma, in questi anni, ho valutato attentamente le sue mosse sia da dirigente che da ex dirigente. L’intervista rilasciata settimana scorsa sembrerebbe che sia stata realizzata prima della sfida di Champions del Milan e pubblicata dopo. Maldini è libero di parlare come e quando vuole. Un giornale è libero di pubblicare come e quando vuole. Maldini, però, non ne esce benissimo. Se leggo un’intervista due giorni dopo la quasi eliminazione dalla Champions dei rossoneri mi vengono in mente un paio di domande. La prima: non aspettavi altro? Premesso che chi sputa nel piatto in cui ha mangiato perde sempre prima di iniziare a giocare o a parlare. Voi starete pensando “con tutta la mxxxa che ha dovuto mandare giù non può neanche togliersi dei sassolini?” No. Mi dispiace. Ci sono modi e tempi. Bisogna accettare le decisioni di una proprietà, seppur sbagliate. Il campo sta dando, per ora, ragione a Maldini e faceva più bella figura a far parlare solo quello. Dire che Scaroni quando perdeva il Milan se ne andava via per il traffico è gossip di basso livello. Dire che con Cardinale si è sentito una sola volta o che non andava d’accordo con Furlani sono cose che non interessano al tifoso medio. Doveva dare, ma neanche era richiesto, spiegazioni calcistiche. Ma in quel divorzio non c’è una spiegazione calcistica come vi abbiamo sempre detto. Maldini voleva comandare come se fosse il proprietario e Cardinale invece voleva solo un direttore tecnico. Nessuno ha cacciato Maldini per 2-3 acquisti sbagliati, ci mancherebbe, ma è stato allontanato per il modus operandi. Un proprietario è libero di prendere questo tipo di decisioni e solo il tempo dirà se è stato un allontanamento giusto o sbagliato. Saremmo dei folli a dire che Maldini non abbia lavorato bene. Uno scudetto e una semifinale di Champions, alziamo le mani. La gestione del contorno non è mai piaciuta. Gli atteggiamenti. Gli stessi che non lo hanno fatto entrare prima nel mondo Milan, ai tempi di Silvio e Galliani, e gli stessi che difficilmente gli consentiranno di avere un’altra grande occasione. Nessuno giudica Maldini ma sicuramente sparare a zero sull’unica società e proprietà che ti ha dato una grandissima opportunità stona con la classe del personaggio.
La Juventus, nel frattempo, inizia a macinare vittorie. Di corto muso, in extremis, di fortuna o bravura poco importa. Questo è Allegri e piaccia o no ha avuto una grandissima forza di aspettare il suo momento. Viene etichettato come un incapace e, spesso, lo è stato. Prestazioni e risultati sono stati indecenti per una squadra come la Juve. Però gli va dato atto che con grande professionalità ha atteso momenti migliori e ha lavorato senza alzare polveroni o fare cinema. Ha un contratto pesante e lo deve onorare. La squadra ha bisogno di rinforzi ma nessuno gli ha dato una mano in estate. Bastava, forse, togliergli Nedved da vicino e mettergli uno come Giuntoli. La musica è cambiata perché i grandi dirigenti possono aver giocato anche in serie C e serie D ma non sempre sono più scarsi dei grandi campioni che credono di essere dei fenomeni anche dietro la scrivania.
In chiusura un passaggio sul solito caos dei calciatori che scommettono o che non hanno comportamenti in linea con la professione. In attesa di giudizio e sentenze chiediamo alla Procura Federale, per una volta, di non far finire tutto a tarallucci e vino come piace al nostro Presidente Federale. E chiediamo che non si puniscano i giocatori di serie C in una maniera diversa da quelli che poi serviranno alla Nazionale. Basta due pesi e due misure. Questo calcio deve fare pulizia, non a campione ma bisogna prendere tutti i colpevoli e farla finita. Non possiamo vedere in serie B ancora Masiello e non possiamo pensare che in serie A giochi gente indagata dalla Procura della Repubblica. Vogliamo chiarezza e soprattutto pulizia. Preferiamo gli stranieri agli italiani che vengono puntualmente coinvolti in queste vicende. Lo scorso anno abbiamo criticato Cannavaro perché la squadra non girava per poi scoprire che nello spogliatoio del Benevento, forse, pensavo a tutto tranne che a vincere le partite.