In una serata già nera per Pioli, lo stop di Malick Thiaw è forse la notizia peggiore che potesse aggravare il momento difficile del Milan. 25 infortuni da inizio stagione: i continui stop stanno falcidiando la prima parte dell'annata rossonera, con Krunic schierato difensore centrale nel finale contro il Borussia Dortmund come simbolo di questa situazione.
Ma quali sono le responsabilità dello staff del Diavolo sotto questo aspetto e quale ruolo sta avendo, invece, la semplice sfortuna?
In esclusiva per SPORTITALIA è intervenuto Andrea Nuti, ex preparatore atletico che ha lavorato – fra le altre esperienze – nell'Inter di Mourinho che vinse tutto nel 2009/2010, al fianco di Rui Faria.
Che peso ha il lavoro dello staff tecnico nel numero di infortuni stagionali?
"Quello che può fare lo staff è programmare, avere un quadro completo di ciò che un giocatore ha fatto in precedenza. L'anno scorso è stato particolare per molti, per esempio".
In che senso?
"Campionati, coppe con in mezzo il Mondiale. Poi è iniziata la preparazione subito con delle partite. Ora giocano 3 volte a settimana. Programmazione è diversa dagli altri anni per i giocatori che sono in squadre che fanno la Champions. Bisogna rendersi conto che giocano tanto ed hanno poco tempo per allenarsi. E questo è il primo svantaggio".
E poi?
"Poi c'è l'aspetto mentale, nervoso. Devono affrontare partite di campionato, di Champions, con le Nazionali. Con annessi viaggi. Poco conta se li fanno in prima classe: fusi orari, climi diversi. Parti con il freddo, arrivi in posti con 25 gradi. Devi affrontare tutte queste tematiche".
Come?
"Devono essere bravi nello staff a provare a sopperire a tutto questo, per quanto possibile. Non tutti i giorni i giocatori possono affrontare carichi intensi ed elevati".
Al Milan si contano 25 infortuni, fra i quali si apprende che 18 sono di natura muscolare. E' giusto che il giornalista chieda spiegazioni a Pioli ed allo staff? Che tipo di responsabilità possono avere?
"Dico che c'è differenza fra un infortunio traumatico ed uno muscolare. Se parliamo del secondo, bisogna vedere innanzitutto chi è che lo subisce, senza generalizzare. Faccio un esempio".
Prego.
"Ieri c'era freddo. I giocatori non sono abituati ad affrontarlo di colpo. Di questa cosa bisogna rendersene conto prima, nelle settimane precedenti. E parliamo di giocatori esplosivi. In più bisogna capire che tipo di allenamento hanno fatto".
Anche Allegri sottolineò questa distinzione in conferenza, qualche settimana fa. Quello che dice lei è: che non è sia per forza colpa dello staff?
"Esatto. Anche perché poi tutte queste società hanno fior fior di preparatori. Bravi, esperti. Non è solo questione di preparazione estiva. Importante è capire i giocatori. Un esempio lo vediamo da una partita recente del Milan".
Quale?
"Quanti Nazionali ha il Milan ad ogni sosta? Poi tornano ed i rossoneri trovano squadre che magari ne hanno meno. E questo cambia, tanto. E chi ha giocato ieri, da qui a domenica come fa a recuperare al meglio? L'aspetto mentale è importante, ripeto".
Thiaw è l'ultimo ad essersi fermato. Il suo stop, per esempio, crede che potesse essere evitato considerando quanto ha detto?
"Non è che si possano evitare in qualche modo in particolare: nessuno ha la sfera di cristallo. Ma bisogna cercare di fare prevenzione, certo. Ma anche il Real Madrid ha 8 infortunati con Pintus come preparatore. Oltre ad essere preparatissimo, lui è un vincente. Conosce bene tutte le sfumature di questo mestiere. Se accade con lui…".
Quali sono le cause che non consideriamo?
"Lo stress elevato molte volte è una causa importante. Bisogna considerare tante cose. Un allenamento in meno a volte può evitare uno stop in più. Ci deve essere un dialogo continuo con i giocatori".
Questo succedeva nell'Inter del 2010?
"Lì c'era, è bene sottolinearlo, Rui Faría a gestire la parte atletica. Aveva una capacità di dosare gli infortuni straordinaria. Io imparai tanto da lui. In quella stagione infatti ci furono pochi infortuni e soprattutto zero recidive".
E c'era quel dialogo necessario con i giocatori?
"Avevamo Mou che in queste cose era un maestro, impressionante. Parlava sempre con giocatori riuscendo ad interpretarne ogni parola".
Sneijder raccontò di quando Mou lo mandò a Ibiza 3 giorni.
"È tutto vero: è la sensibilità di cui parlavamo prima. José ne faceva di gesti così. Il problema è che con tutti i macchinari che ci sono, a volte ci si dimentica che questo aspetto è fondamentale. Bisogna entrare nel particolare e vedere caso per caso. Oggi tutti sono preparati fisicamente, eppure ci sono situazioni così".
Parlando di José: in come ha in pugno lo stadio e l'ambiente, rivede il Mourinho dell'Inter?
"Sì, è così. E' tornato il Mourinho combattivo e molto attento a tutto che conobbi io all'Inter. Lo deduco da fuori, dalle interviste che fa e da quello che vedo in tv".