Pioli is on fire, ma nel vero senso della parola. Perché per la stragrande maggioranza del popolo rossonero il responso di Parco dei Principi va interpretato in maniera univoca ed inappellabile: il tecnico del diciannovesimo scudetto ha fatto il suo tempo e va sostituto prima che sia troppo tardi. Posto che le valutazioni in questo senso spetteranno alla stessa dirigenza e proprietà che in estate lo ha difeso al punto da allontanare Paolo Maldini che avrebbe provveduto alla medesima conclusione, ciò che certamente andrebbe evitato è di rispolverare la figura di Ibrahimovic alla stregua di tutor con l’obiettivo di gestire lo spogliatoio di uno dei club più importanti del Mondo.
Nulla contro il carisma di Zlatan, beninteso, ma il suo inserimento allo stato attuale delle cose finirebbe per minare in maniera irrimediabile la credibilità da leader di un allenatore che dovrebbe avere tra le sue mansioni anche quella di essere la guida del gruppo. Dunque se si ritenesse che i risultati non siano aderenti alle aspettative dopo un’estate di grandi investimenti, cambiare sarebbe lecito, ma trovando un profilo di tecnico “alla Conte” che non accetterebbe intromissioni di alcun genere a livello di gestione delle sue competenze. Discorso che per il momento non ha nessuna radice di corrispondenza nella realtà, e che spetterà nuovamente a Pioli rispedire al mittente con gravi perdite come ha del resto sempre fatto nei momenti difficili che pure non sono mancati nei suoi anni rossoneri, e dai quali ha saputo sempre rialzarsi alla prima occasione disponibile.
Detto questo, e guardando alla stretta attualità, con l’aiuto del senno di poi, il nome di Romelu Lukaku riecheggia nella testa della Milano calcistica per almeno un paio di motivi. In primis per la metà nerazzurra che esprimerà domenica il suo disappunto per il “tradimento” consumatosi in estate con la bordata di fischi dedicata all’ex idolo della Nord, e poi per il versante rossonero. Sì, perché in un momento nel quale il Milan ha grossa difficoltà a concretizzare quello che crea, il rimpianto di non avere affondato il colpo sul belga in estate potrebbe apparire come inevitabile. Lukaku avrebbe garantito a Pioli esattamente le caratteristiche che stanno facendo difetto ai rossoneri in questa fase della stagione, ed è assolutamente credibile che non avrebbe rifiutato disdegnato la corte degli acerrimi rivali dell’Inter nonostante dichiarazioni d’amore a tinte nerazzurre che si sono poi rivelate vuote di ogni significato concreto.
A proposito di Inter, la recente assemblea dei soci ha “festeggiato” la riduzione delle perdite come un grande successo e lo ha fatto a ragion veduta. Per la mancanza di introiti dallo sponsor di maglia della passata stagione e per la competitività ad alti livelli che è rimasta inalterata negli anni nonostante la totale mancanza di investimenti da parte della proprietà. Sarebbe dunque stato opportuno, da parte di Zhang, aggiungere al bilancio il costo per la costruzione di una statua a quei dirigenti che da diverse stagioni gli stanno consentendo di restare al timone di una società che altrimenti non si potrebbe permettere. Mi rendo conto che al tifoso poco importa di ciò che sta dietro il raggiungimento del fine ultimo, se i risultati continuano ad arrivare quantomeno a livello di competitività, ma la strettoia della restituzione del prestito si sta avvicinando e qualche nodo dovrà tornare al pettine, prima o poi.
Una breve chiusura sul mercato, in relazione ad un nome che è stato accostato anche a squadre del nostro paese, con la Juventus in primo piano. Ovvero quello del progetto di fuoriclasse dell’Antwerp Arthur Vermeeren. Classe 2005 ed un futuro da predestinato fanno del belga uno dei centrocampisti più appetibili in chiave futura per i top club. Tra questi c’è anche il Barcellona, che dopo avere lasciato vacante per diverso tempo il posto che nella storia recente spettava a Busquets potrebbe pensare di entrare nella battaglia per aggiudicarsi uno degli eredi più credibili del catalano. Le altre sono avvisate.