Poche cose e dette male. Nel senso che eviteremo gli orpelli, i giri di parole, i convenevoli.
La Roma con Lukaku fa un grande affare. Lo avrebbe fatto la Juve, ancora prima l’Inter. E invece il colpaccio riesce ai giallorossi. Per qualcuno la formula del prestito oneroso che tra una balla e l’altra ti costa 20 milioni è una follia, il qui presente pensa invece che sia grasso che cola. Lukaku in discreta forma, in Serie A, garantisce 20 gol e uno dei primi quattro posti con relativa qualificazione alla Champions, altro che balle. Bravo Tiago Pinto, bravi i Friedkin, ottima doppietta (primo “gol” un anno fa con Dybala).
Poi c’è la questione “morale”. Lukaku aveva il diritto di scegliere il meglio per la sua carriera, ci mancherebbe. Ma non aveva il diritto di “maltrattare” i suoi vecchi datori di lavoro. Con l’Inter si è comportato male, poche balle, anche solo perché il suo doppio e triplo gioco ha complicato di molto il mercato dei nerazzurri. Ecco, il belga è difficilmente perdonabile non perché ha scelto di giocare altrove, ci mancherebbe, ma perché ha scelto ancora una volta di non essere sincero.
Inter e Pavard, capitolo 455435. La faccenda è arcinota: i dirigenti di Bayern sono pronti a far partire il francesino, Tuchel ancora no, attende un ricambio all’altezza. Il problema è che i giorni per chiudere l’affare scarseggiano. Anzi, è arrivato l’ultimatum: o si chiude oggi alle 15 o salta tutto. L’Inter ragiona sull’alternativa, probabilmente Schuurs del Toro ma: 1) Cairo non regala nulla, figurati un titolare a tre giorni dalla fine del mercato. 2) Schuurs è un gran bel difensore ma con Pavard c’entra una mazza. Ecco, Inzaghi vuole un braccetto, possibilmente d’oltralpe.
Una cosa su Mancini. Sì, l’ex ct azzurro. Parliamoci chiaro: il ciuffatissimo ha fatto benissimo a scegliere la destinazione saudita. Solo pochi illuminati sono in grado di dire di no alle valanghe di petrol-grano. Il problema anche in questo caso è relativo alle modalità. Il tentativo – fallito – del tecnico di salvare capra e cavoli (mi becco i milioni e faccio la figura del martire) lo condanna all’incazzatura della gran parte degli italiani. Peccato, si poteva e doveva organizzare un finale migliore. Che poi, diciamolo: la storia doveva terminare il giorno dopo il match con la Macedonia del Nord ma, all’epoca, nessuno ha avuto i maroni per interrompere un rapporto che a quel punto era stra-finito. E infatti da lì in avanti sono mancati gli stimoli, le idee, qualunque cosa e si è arrivati a questo finale stucchevole.
Consentiteci un appunto sulla faccenda var. È realmente inaccettabile che nel 2023 ci si debba ancora scontrare con la cocciutaggine e l’arroganza di certi arbitri di campo. Quel che è accaduto a Torino non c’entra nulla con la Juve, ma con il consueto terrore della classe arbitrale di perdere la propria autonomia. Di fronte a un fatto evidente e chiaro a chiunque – tranne al signor arbitro – non esiste che venga presa la decisione sbagliata. E non esiste che i collaboratori del signor arbitro non trovino “il coraggio” per cancellare un’ingiustizia. Altrimenti ad arbitrare ci mettiamo l’intelligenza artificiale e tanti saluti a lor signori.
A prescindere dal risultato di campo, tocca fare i complimenti a Thiago Motta. Il suo Bologna è una cosa bella. Ed è bello vedere una marea di ragazzi di 20 anni che non hanno paura di “giocare a calcio”. Uno su tutti, Joshua Zirkzee, 22 anni: forse manovra troppo lontano dalla porta ma, ragazzi, come gioca…
E c’è un altro giocatore che impressiona davvero. Ecco, io non so se l’acquisto del rossonero Tijjani Reijnders sia dipeso da un desiderio esplicito di Stefano Pioli (probabilmente sì), ma so che il Milan ha pescato un centrocampista di rara, rarissima classe.
Un’ultima cosa: Allegri è a 110 formazioni diverse su 110 partite da quando è tornato alla Juve. Una roba senza senso. Senza continuità non può esistere risultato.