Piccolo riassunto su Allegri: in cinque anni alla Juve, dal 2014 al 2019, ha vinto cinque scudetti, quattro coppe Italia, due supercoppe italiane e ha raggiunto due finali di Champions League. Impressionante. Torna alla Juve nel 2021 e, al termine di due stagioni, ottiene zero titoli. La differenza è abissale: 11-0 senza voler infierire sul modo in cui la Juve è stata eliminata, ai gironi, dall’ultima Champions. Per uno che poggia tutto sui numeri (e sulla teoria del corto muso) bisogna ammettere che il primo Allegri alla Juve è stato un trionfo, il secondo un fallimento. Su questo non si discute. Ed è giusto andare a fondo sul secondo periodo senza preconcetti o pregiudizi.
Nell’ottobre del 2021 proponevo questa riflessione a Max Allegri: “Caro mister è dura, ma è sulla buona strada. Ha troppa qualità in squadra che non riesce ad esprimersi e non si capisce il motivo… sta ridando motivazioni a tutti, da Dybala ad Alex Sandro, da Arthur a Bernardeschi, da Kulusevski a De Ligt. Credo che proprio quest’ultimo sia il giocatore più delicato perché schiacciato involontariamente da Chiellini e Bonucci. È lui che deve fare lo sforzo maggiore per cambiare le cose ma non è semplice…”.
Di quei sei giocatori citati ne è rimasto uno solo! Uno, Alex Sandro che è fra quelli da considerare in partenza. Ci rendiamo conto del patrimonio giocatori passato dalle mani di Allegri ed evaporato nel nome di Di Maria e Pogba che non rappresentano assolutamente alcun futuro?
Non mi permetto nemmeno di entrare nelle dinamiche contrapposte fra “giochisti” e “risultatisti” ma secondo quale logica si possono poggiare le basi di una rifondazione juventina dando le chiavi ad un allenatore che in due stagioni non ha raggiunto alcun risultato e ha completamente depauperato una squadra senza delinearne un’altra fra mille tentativi (tutti naufragati) con formazioni diverse? E attenzione a Vlahovic e Chiesa che potrebbero essere i prossimi ad andare via. Il calcio non si basa sul passato ma sull’evoluzione. Non siamo più nell’epoca in cui i “campioni” fanno la differenza. Quella è ormai un’era preistorica. È soltanto in un’ottima organizzazione di gioco che i campioni possono fare la differenza. Senza un’organizzazione precisa, maniacale, disciplinata non si va da nessuna parte. Chi non vede confusione e pressappochismo nella Juve dell’ultimo biennio è evidentemente condizionato da una stima verso Allegri (che nessuno disconosce) per quanto realizzato fino al 2019. Lì ha chiuso il suo ciclo vincente l’allenatore toscano senza mai riuscire a porre il seme per cominciarne un altro. Che cosa si aspetta a prenderne atto? Se poi tutto ruota attorno a un contratto molto doloroso da onorare per altre due stagioni di circa quaranta milioni lordi, allora è inutile parlare di futuro. La disastrosa gestione societaria dell’ultimo triennio ha purtroppo prodotto anche questo danno. A cui si dovrà porre rimedio attraverso Francesco Calvo che avrà il compito di una rifondazione complessa. Nel giro di dieci giorni la Juve saprà se potrà contare su Cristiano Giuntoli. Poi se ne riparlerà, a cominciare da Allegri perché il primo punto sarà ottenere la miglior transazione su un contratto così oneroso. Dipenderà da chi parlerà con Allegri fra Calvo, Giuntoli o addirittura Elkann in persona. Poi, via libera a Tudor.
Paolo De Paola