Le notti europee, questa volta, sono anche e soprattutto un affare italiano: dopo la grande vittoria dell’Inter a Lisbona di ieri, questa sera tocca a Milan e Napoli darsi battaglia.
Per ritrovare un derby italiano a questi livelli, bisogna tornare indietro di vent’anni, quando Inter e Milan si incrociarono due volte nel giro di due anni (prima in semifinale e poi ai quarti), a cavallo fra il 2003 ed il 2005. Ad avere la meglio furono in entrambi i casi i rossoneri di Maldini, che oggi ha contribuito a riportare in alto il Diavolo, da direttore sportivo.
Di quello e dell’attuale Milan ha parlato in esclusiva ai microfoni di SPORTITALIA Cosmin Contra, che vide il passaggio di consegne fra Terim ed Ancelotti nel 2001/2002 prima che quella squadra vincesse tutto. Contra viene ricordato soprattutto per un gran gol proprio in una Stracittadina (vinta 4 a 2 dai suoi): "Paolo era indescrivibile” – esordisce il rumeno riferendosi proprio a Maldini – “. Sembra una banalità da dire, ma con tutto quello che aveva vinto, non c'era un solo allenamento in cui non desse il 150%. Era un costante esempio per i giovani, sempre in prima fila. Con uno così vicino a te, non potevi che essere stimolato a pensare: 'Se lui si allena così, io chi sono per fare meno?'”.
Non mancavano gli esempi, in quel Milan…
"Faccio un altro nome: non giocò quanto ci si aspettava, ma Fernando Redondo aveva una mentalità incredibile. Arrivava da un lungo infortunio, doveva perdere 7-8 kg e si mise a mangiare insalata tutti i giorni. Per settimane è andato avanti così lavorando come un pazzo. Anche lui aveva vinto tanto, eppure…".
Oggi Maldini si fa valere anche come dirigente. Le piace il suo modo di lavorare?
"Mi piace molto. Sia per come ha costruito la squadra, sia per la pazienza che ha avuto nello scegliere Pioli e nel lasciarlo lavorare in pace. Portando avanti un progetto con tanti giovani. Il primo anno-anno e mezzo c'era carenza di risultati e si parlava di Nagelsmann. Paolo ha lottato per tenere Pioli e ha vinto la Serie A ed ora si gioca la semifinale di Champions".
Cosa si aspetta dal match di stasera?
"Ora il Milan è lì, intanto, nell'élìte del calcio mondiale: dove deve stare, insomma. E con il Napoli ce la può fare, se la gioca. Come si è visto anche in campionato".
Lo 0 a 4 del Maradona dà più convinzione ai rossoneri?
"Per me non significa molto in quel senso: ogni partita è differente e va giocata da zero. In Champions ci sono motivazioni, pressioni ed emozioni diverse. Vedo una sfida equilibrata: le due squadre hanno pari chance di andare avanti, 50 e 50".
In campionato è stato decisivo Leao ed oggi ci si aspetta molto da lui. Che ne pensa?
"Mi piace tanto Rafael. L'anno scorso è stato uno dei protagonisti assoluti dello Scudetto. Ha fatto la differenza crescendo con la squadra. Ha fatto belle cose per il Milan, ma allo stesso tempo credo che debba anche molto al club rossonero".
Il suo rinnovo è ancora in dubbio, con il rischio di perderlo a parametro zero. Cosa ne pensi di questi casi come il suo, sempre più frequenti nel calcio moderno?
"Non mi piace questo calcio dove regnano solo i soldi, che hanno in poche squadre. Questi club tentano i giocatori con cifre alle quali altri club non possono arrivare. Poi dipende sempre da caso a caso: l'atteggiamento del giocatore è importante così come è importante la sua volontà”.
Gli consiglierebbe di restare?
“Uno come Leao per me dovrebbe rimanere ancora in rossonero, per togliersi soddisfazioni e diventare importante a San Siro. Ma non mi voglio intromettere non conoscendo i dettagli della trattativa".
Vede un’italiana come possibile vincente della Champions, nonostante le corazzate rimaste?
"Sì. Ora tutte le squadre rimaste possono vincere, anche se alcune sulla carta sono più forti. Se poi dovesse esserci un derby italiano in semifinale, le possibilità aumenterebbero".
Di quella stagione che ha vissuto al Milan, che cosa si porta dietro?
"Una bella esperienza. In Italia si lavora tanto tatticamente: tutti devono sapere come difendere e come attaccare. Ancelotti ci preparava molto da ogni punto di vista, anche mentale. Poi fisicamente stavamo tutti bene grazie al lavoro con Milan Lab. I risultati che ha ottenuto quel Milan sono passati alla storia".
E di quel gol nel derby?
"Un ricordo bellissimo. Vincere il derby in quel modo rimarrà per sempre nel mio cuore oltre che nella storia di questo club. Inoltre vedo che è rimasto anche nel cuore dei tifosi. Sono contento di averlo fatto, oltre ad aver fatto poi l'assist per Inzaghi".
C'è un allenatore in particolare che l'ha ispirata?
"Tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno lasciato qualcosa. Ho avuto la fortuna di avere dei fenomeni. Sono stato una settimana a Madrid a vedere Ancelotti come allena… Che dire? Carletto è fonte d'ispirazione per tutti".
Cos'ha di speciale?
"Fa tirare fuori il meglio da ognuno. Poi sa gestire i grandi campioni, esaltando la loro miglior versione. Questo è il suo lato speciale: in tanti paesi in cui è stato ha sempre vinto. La sua gestione del gruppo è impeccabile. Non basta avere i grandi giocatori, bisogna saperli mettere a loro agio e farli rendere".
C'è una squadra nel campionato italiano che quando la vede pensa: "Mi piacerebbe allenarla"?
"Diciamo che mi piacerebbe allenare in Serie A. Il sogno è quello di poter allenare la squadra dove ho giocato, ovviamente: il Milan. Ma devo fare strada ed avere prima la possibilità di farmi vedere come tecnico da voi, per poterci riuscire".