Nella settimana in cui si era ripreso il secondo posto solitario, mentre ad esempio Milan e Juve erano cadute, a Simone Inzaghi è toccato svegliarsi alla mattina di Spezia-Inter e leggere che il suo futuro era a rischio e dipendeva da Spezia e Porto. Come se non fosse semplicemente nella situazione degli altri tra le grandi, il cui destino dipende dal qualificarsi o meno alla Champions, e come se fosse agli Ottavi di Champions grazie a una formalità, e non per l’impresa di aver eliminato il Barcellona.
Poi finisce che contro lo Spezia perde davvero. Ed intendiamoci è inaccettabile, come ha ammesso lui stesso.
Ma lo fa dopo una partita in cui l’Inter ha avuto 15 occasioni contro 3, in cui ha mirato (male) la porta per tutti i 90 minuti, in cui ha fatto tutto quello che doveva fare tranne aggiustare la mira. E ricomincia il processo a Inzaghi, ma cosa può fare un allenatore se non fare giocare la squadra producendo più occasioni possibili e dominando la partita?!
E’ anche colpa dell’allenatore perché deve esserlo ed è giusto così, ma dopo aver guardato Spezia-Inter affermare che il problema sia Simone Inzaghi significa semplicemente non guardare il calcio e attaccarsi a categorie di discorso preconfezionate per il gusto di partecipare alla discussione.
Ma con la realtà dei fatti accaduti non c’entra assolutamente niente.
Su Simone Inzaghi e gli altri aleggia l’ombra di Antonio Conte, che non rimarrà al Tottenham.
Vuole tornare in Italia, ma non è da escludere che si prenda un anno sabbatico.
Per tornare subito in sella è necessario un fallimento grosso di una grande, e che Conte si riduca del 35% lo stipendio, eventualità che per ora è davvero nel campo delle ipotesi.
Anche in quel caso, per Conte le possibilità sarebbero 4: Juventus, Inter, Milan, Roma.
Ecco in quali casi.
JUVENTUS: Conte fu contattato da Arrivabene a settembre prima che succedesse l’apocalisse. Con questi chiari di luna economici e giudiziari, non si può andare tanto per il sottile e pagare 9 milioni ad Allegri tenendolo fermo. Quindi le possibilità sono poche poche. A meno che la Juve non termini fuori dalla Champions pur vedendosi restituiti i punti di penalizzazione. E a quel punto Elkann potrebbe decidere per il reboot.
INTER: con Marotta ci lavorerebbe sempre Conte. Magari con Ausilio e Zhang un po’ meno. Ma quale sarebbe il senso di tornare sapendo di dover ingoiare una situazione al risparmio sul mercato vita natural-durante?! Se invece Conte decidesse di accettare qualsiasi mercato possibile, allora non si esclude il ritorno. E Inzaghi? Il buonsenso suggerirebbe la sostituzione solo in caso di mancata qualificazione Champions. La realtà è che se finisce sotto il secondo posto ma in Champions, e non va ai Quarti, assurdamente Simone Inzaghi rischierebbe parecchio il posto.
MILAN: Pioli è in una botte di ferro. Rischierebbe la sostituzione solo in caso di mancata qualificazione Champions, ma in quel caso non sarebbe l’unico a saltare perché sarebbe una scelta motu proprio della proprietà non avallata dalla dirigenza Maldini, e dunque il rischio sarebbe vedere lo scontro anche con i dirigenti scudettati. In caso di cambio, il profilo internazionale sarebbe richiesto, e allora diventerebbe il desiderata della proprietà stessa.
ROMA: se Mourinho va in Champions è salvo. A meno che magari non riesca finalmente a convincere dopo 10 anni di tentativi il PSG. Se non va in Champions teoricamente pure è probabile rimanga, sempre non finisca sotto il sesto posto. Solo un disastro lo porterebbe all’esonero. Anche qui troppo oneroso. Ma se il passo dovesse essere intrapreso, i Fredkin avrebbero quei 7 milioni di budget per un allenatore che deve essere un asset e garantire vittoria. E chi meglio d Conte…