Nel corso della fiera ICE di Londra, l’inviata di Sportitalia Chiara Icardi ha intervistato diversi esponenti del mondo del gaming. Tra loro anche il CEO del Gruppo Stanleybet Giovanni Garrisi.
“La nostra storia nasce dal retail, perché il nostro gruppo è di Belfast e nasce nel 1956 con gli shop. Io raggiungo la compagnia nel 1996, e piano piano la scalo fino alla situazione attuale. Il retail è quello di sempre, poi è nato l’online. Ai tempi internet non era così sviluppato, con il tempo l’area dell’online è diventata fondamentale ed ovviamente un gruppo attento come Stanley non poteva che entrare a far parte anche di quel mondo. Stiamo puntando ai mercati emergenti come quello del Sudamerica, dove stiamo collaborando con varie autorità per cercare di fare le normative adatte. Questo settore deve essere fortemente regolato per evitare l’inserimento della criminalità organizzate: molte aree della popolazione va protetto”.
In un mercato come il vostro, come è possibile differenziarsi?
“Il mercato è competitivo, ma le intelligenze eccelse scarseggiano. Un’azienda come la nostra è stata sempre caratterizzata da visionari, il fondatore Steinberg era uno degli uomini più intelligenti e potenti di Inghilterra. Lui è stato uno dei miei più grandi mentori. Noi siamo stati dei pionieri in Italia, l’unico paese in cui la burocrazia ha preso il sopravvento complicando questo mercato. Bisognerebbe fare un monumento ai concessionari italiani per quello che sono riusciti a fare malgrado i regolamenti”.
Il mercato italiano è molto competitivo
“L’Italia è un posto dove si gioca molto, malgrado la burocrazia. Sarebbe uno dei migliori mercati se fosse messo nelle condizioni di lavorare senza gli assilli burocratici cui siamo sottoposti. Nelle altre nazioni c’è un regolatore. In Italia il mercato è privo di libertà. Per fortuna una delle eccellenze italiane è la magistratura, che è stata in grado di individuare le realtà negative connesse alla criminalità organizzata sconfiggendo questo fenomeno. Il sistema concessori è in divenire da 7 anni e non si riesce a rinnovare, quindi per il futuro bisogna passare a un sistema autorizzatorio”.
Ci racconti il vostro nuovo brand?
“Il live all’interno del virtual è un prodotto che mancava. Noi 5 anni fa abbiamo avuto questa pensata a da lì è nato il Falcon. Sviluppato con tecniche di intelligenza artificiale, e noi sappiamo bene cosa voglia dire. Uno che sa bene il significato è Elon Musk che ha lanciato questo “Open E I” che è davvero avveniristica e va seguita”.